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Viterbo - Sanità - Interviene la Uil Fp
"Villa Serena, noi continueremo la nostra battaglia"
Viterbo - 7 maggio 2010 - ore 19,30

Riceviamo e pubblichiamo - In relazione alla grave situazione di tensione che caratterizza la vertenza in corso con Villa Serena S.r.l., non possiamo esimerci da alcune precisazioni, rese ancor più inderogabili dai resoconti dell’incontro avvenuto nella giornata di ieri con il C.d.A. e con dott. Manfredi Genova (sempre presente e protagonista, benché privo di alcun titolo a interloquire); uno di questi resoconti, peraltro, non soltanto difforme da ogni evidente realtà, ma anche apertamente partigiano da apparire chiaramente asservito alla quota di proprietà privata della struttura.

Intanto, il nostro sindacato ha avuto il coraggio morale e civile – comunque nel rispetto della propria funzione istituzionale di difesa dei lavoratori – di sottoscrivere documenti che indicano fatti e sostengono tesi precise; ovviamente, come tutti, possiamo sbagliarci, e anzi aspettiamo di essere smentiti.

Però, a differenza di quanto scritto, non soltanto nessuno ci ha puntualmente smentiti, ma, per la verità, nessuno ha messo per iscritto neppure una parola.

Il dott. Genova ci fa cortesemente sapere, a mezzo stampa, che “le sanzioni disciplinari sono un atto ordinario”, il che, ovviamente, non soltanto è il contrario della verità (dato che è pacifico che sono una situazione straordinaria, e comunque di grave disagio), ma soprattutto testimonia di una gestione improntata alla gerarchizzazione e fondata sulla paura.

Però, né il dott. Genova né alcun altro hanno risposto chiaramente, mettendolo nero su bianco, per spiegare se e in che modo i pazienti siano assicurati con modalità che non consentono loro di liberarsi agevolmente e autonomamente; non ci dicono quali siano i presupposti sanitari di tali misure, né come si concilino con le norme in materia di sicurezza (anche anti incendio).

Nessuno ha preso carta e penna per indicare nero su bianco in base a quali norme, se un medico competente per la sicurezza del lavoro certifica che una lavoratrice (assente per infortunio sul lavoro) è inidonea temporaneamente per tre mesi (il che equivale a dire che è malata – il che è evidente) il datore di lavoro la sospende dal lavoro e dallo stipendio; nessuno ci spiega come mai, in tal caso, non esista più il comporto (diritto alla conservazione del posto); nessuno afferma che la certificazione della permanente inidoneità al lavoro non sia competenza della Asl.

Nessuno scrive che Villa Serena S.r.l. non sia, sostanzialmente, società pubblica.
Leggiamo che qualcuno lo avrebbe affermato; ma nessuno lo ha messo per iscritto.
Anche perché non è vero.

Essendo una società partecipata in maggioranza dal Comune è soggetta al controllo della Corte dei Conti, e deve rispettare i principi di trasparenza pubblica.

Nessuno ha risposto alle nostre osservazioni sul fatto che si affidano servizi a cooperative senza procedure competitive trasparenti, che è la medesima accusa che la Corte dei Conti e la Procura della Repubblica presso il tribunale di Viterbo formulano in relazione alla inchiesta Cev (che all’epoca era una società partecipata in maggioranza da Enti Pubblici, esattamente come Villa Serena)

Per intanto, nel silenzio assordante, leggiamo sulla stampa indipendente che sarebbero state smantellate una ad una tutte le nostre accuse; e allora, se vale il vero, noi non abbiamo accusato nessuno, abbiamo indicato criticità, nessuno ha risposto, anche perché non c’è nulla da dire, in quanto sono criticità sicure ed evidenti.

Quanto, poi, ai rapporti con le altre Organizzazioni Sindacali che si sarebbero smarcate dalla nostra posizione, anche questo non è vero.
La Ugl condivide la nostra posizione di politica sindacale.
Le altre Organizzazioni consorelle non hanno manifestato alcuna critica o alcuna presa di distanza dalla Uil; hanno semplicemente invitato il datore di lavoro a rispondere alle nostre osservazioni, riservandosi ogni ulteriore valutazione.

In ogni caso, noi andiamo avanti a difesa degli interessi dei lavoratori.
Perché, certamente, se una lavoratrice è sospesa dal lavoro e dalla retribuzione per aver avuto la colpa di esser incorsa in un incidente sul lavoro, pare di tornare in epoca di rivoluzione industriale, specie se la lavoratrice è costretta a rivolgersi all’assistenza pubblica del suo Comune, che è anche il padrone della struttura.

Noi crediamo che sia ricorrere al Giudice del lavoro, mettendo gratuitamente a disposizione tutela legale alla lavoratrice, perché la sua famiglia (una figlia minore) ritrovi sostentamento, e la lavoratrice la dignità.

Poi, continueremo la nostra battaglia, perché in questa vertenza ci sono ancora sanzioni disciplinari usate come clave, professionalità sanitarie calpestate, rappresentanti di parte pubblica inerti, medici assenti, e tutto questo pagato con denaro pubblico.

Angelo Sambuci
Segretario generale Uil Fp


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