Questo significa che la celebrazione non sarà più ufficialmente e universalmente riconosciuta dalla Chiesa, ma sarà relegata al confine diocesano. Troppo poco per S. Rosa venerata nel mondo.

La motivazione ufficiale sarebbe che i Santi devono essere celebrati il giorno della morte (cioè quello della nascita alla vita ultraterrena) e non in altre occasioni.

Questa scusa non regge perché sono numerose le eccezioni, da Sant’Ambrogio a Santa Teresa del Bambino Gesù, da San Giacomo di Compostella a San Giovanni Crisosostomo, fino a San Tommaso d’Aquino ed altri.

Inoltre la decisione viola la disposizione specifica contenuta nella Bolla di Papa Alessandro IV che ha indicato la data della festa di Santa Rosa al 4 settembre.

Il pontefice fu colpito dalla straordinarietà dell’evento, dopo aver assistito all’esumazione (elevatio) del corpo della Santa che, miracolosamente incorrotto, simboleggiava la vittoria dello spirito sulla morte corporale e dopo aver presieduto anche la solennità del trasporto (traslatio) fra il tripudio del popolo.

Quello stesso popolo che adesso chiede coralmente il rispetto delle delibere dettate dall’eccezionalità di eventi, ritenuti dalla stessa autorità papale palesemente più significativi del semplice giorno del trapasso.

Ma se anche non esistesse nessuna ragione formale, per i viterbesi esiste la ragione del cuore che afferma indiscutibilmente che la festa di Santa Rosa è, e deve rimanere, quello della ricorrenza della traslazione, sottolineata alla vigilia, dal Trasporto della Macchina, memorabile rievocazione storica consacrata dall’autorità papale, dal tempo e dalla tradizione.

Il comitato pro Santa Rosa al 4 settembre