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Elezioni regionali - Panunzi (Pd) stila il decalogo sull’agricoltura laziale
"Rilanciare il Piano di sviluppo rurale, le erogazioni sono ferme da troppo tempo"
Viterbo - 11 marzo 2010 - ore 16,30

Enrico Panunzi
- Credito, riforme, promozione del territorio, ambiente. Questi alcuni degli interventi proposti da Enrico Panunzi, candidato Pd alla carica di consigliere provinciale, per far ripartire l’agricoltura laziale.

Si parte da due dati: l’84,7% del territorio regionale è considerato “rurale” e su questa porzione di territorio vive e lavora oltre il 40% della popolazione regionale. Per questo, spiega il candidato consigliere regionale del Pd, “tutte le politiche agricole devono necessariamente essere territoriali e unitarie”.

Un altro fattore, inoltre, per Panunzi deve essere alla base della ripartenza dell’agricoltura del Lazio: “Occorre costruire una filiera agricola tutta italiana – prosegue - un progetto per la nostra regione e per il Paese. Bisogna delimitare con trasparenza i campi di responsabilità di tutti gli attori sociali coinvolti: della politica, delle forze sociali, della burocrazia regionale”. In tale contesto importanza fondamentale ha anche la ricerca, con l’università della Tuscia all’avanguardia in Italia e in Europa.

Ma il nuovo slancio deve, inevitabilmente, ripartire anche da altri fattori che ricoprono una grande importanza per gli agricoltori laziali, a partire dal credito alle imprese: “Bisogna diminuire il carico fiscale – continua il candidato - riducendo l’Irap di un punto percentuale. Le imprese devono essere accompagnate nello sviluppo di medio e lungo termine attraverso una politica del credito che passa attraverso il potenziamento dei Confidi.

E’ fondamentale pensare anche ad una legge di riforma del credito agrario regionale che regolamenti i prodotti finanziari legati alle imprese agricole”. Strettamente legato al credito è l’attuazione del Psr (Piano di sviluppo rurale), che rappresenta la vera “finanziaria” del settore. “Di fronte ad una buona programmazione messa in campo dal mondo agricolo, le erogazioni a favore dei beneficiari sono ferme al 7,8%, con conseguenze paradossali: un’azienda di Montefiascone, per esempio, si troverà svantaggiata nei confronti di una di Orvieto nell’acquisto di un macchinario e sarà tentata di trasferire la sua attività in Umbria”.

Ma c’è bisogno anche di riforme: “Competenze, risorse e scopi devono essere rivisti secondo criteri di trasparenza ed efficienza - sottolinea Panunzi – inoltre Il tessuto imprenditoriale è troppo frammentato, occorre promuovere forme di collaborazione per migliorare la competitività della filiera. Ma serve anche favorire la costituzione di un Consorzio agrario del Lazio, attraverso una ristrutturazione dei Consorzi agrari provinciali”.

Interventi devono essere fatti anche in materia di identità regionali: “La promozione del territorio soffre di una frammentazione delle competenze e delle risorse, per questo occorre adottare una politica condivisa della promozione coinvolgendo anche le istituzioni e le associazioni di categoria. Oltre a puntare sul “Km 0” e dell’origine obbligatoria del territorio”. Il decalogo di Panunzi comprende anche politiche a difesa del suolo e del risparmio idrico attraverso il sistema di consorzi di bonifica, ma anche l’adeguamento del  Caf (Centro agroalimentare romano), del Mof (mercato ortofrutticolo di fondi).

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