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Elezioni regionali - L'analisi di Francesco Battistoni (Pdl)
"Sanità, fermo no al piano del centrosinistra"
Viterbo - 11 marzo 2010 - ore 17,30

Riceviamo e pubblichiamo - Il 31 dicembre 2009 è terminato l’iter del piano di rientro sanitario triennale della Regione Lazio, piano che non ha prodotto i risultati previsti, al punto che il governo regionale di centrosinistra ha pensato bene di riproporne un altro per il triennio 2010-12.

Ad un’attenta lettura del piano appare evidente come esso sia assimilabile ad una serie di tagli indiscriminati di risorse e servizi che colpiscono in modo particolare la Tuscia in riferimento alle fasce d’utenza più deboli, come quelle rappresentate dalle persone anziane che necessitino di un ricovero in ambiente di lungodegenza o riabilitativo.

L’unico criterio adottato, in questo piano redatto dal centrosinistra, è infatti quello meramente matematico: a X popolazione devono corrispondere X servizi, senza prendere in considerazione nessun altro indicatore. Tali criteri dovrebbero invece tenere conto di altri fattori, come ad esempio quello territoriale: bisogna infatti pensare a dove i presidi sanitari sono collocati, se in zone distanti da centri di riferimento oppure in aree con una popolazione con densità inferiore rispetto ai grandi agglomerati urbani, o se in zone rurali di grande estensione da cui difficilmente si può afferire ai centri sanitari delle grandi città.

Parlando di numeri, per la riabilitazione e la lungodegenza il numero dei posti letto stabiliti per la provincia di Viterbo è pari allo 0,7 per mille (solo riabilitazione è pari allo 0,55 per mille) il che equivale, in tutta la Tuscia, a soltanto 170 posti letto di riabilitazione e 47 di lungodegenza.

Secondo la giunta dell’ex governatore Piero Marrazzo, oggi sostituito da Esterino Montino, in tutta la provincia di Viterbo si possono ricoverare in lungodegenza e riabilitazione complessivamente 217 persone. Veramente troppo poche per un territorio che comprende circa un quarto di tutto il Lazio, con vastissime aree rurali difficilmente accessibili e un ospedale regionale che dovrebbe presto diventare Dea di 2° livello. Considerati poi l’età media della popolazione, che sta crescendo enormemente, e il basso tasso di natalità, con un conseguente invecchiamento generalizzato, non c’è da stare tranquilli! Il dato regionale riferito alla sola popolazione residente non è quindi sufficiente ad identificare i bisogni di ogni singola provincia.

Il concetto più sorprendente inserito nel piano sanitario regionale è poi la sostanziale assenza di riferimenti in merito ai nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza); come è possibile redigere un piano di rientro (che si è tradotto solo in tagli ai servizi) quando non sono stati ancora identificati i Lea più recenti? Come si può razionalizzare un servizio se non se ne conosce neppure il livello di attività che attualmente dovrebbe svolgere? In sintesi, il nuovo piano sanitario regionale potrà essere correttamente redatto solo quando verranno approvati i nuovi Lea, e di conseguenza quello attuale va cestinato.

C’è da fare poi un’altra considerazione: i genere si pensa che le Asl non abbiano la possibilità di controllare le strutture sanitarie pubbliche o private accreditate; ma questo non è vero. Esiste infatti un capillare sistema di controllo che fa capo all’Asp (Agenzia di sanità pubblica) che osserva in via informatica e in tempo reale ogni ricovero nelle strutture pubbliche, accreditate e classificate. Questi dati sono facilmente rilevabili, ma forse gli organismi regionali preposti non li hanno mai presi in considerazione. Basterebbe esaminare attentamente questo volume di indicazioni per poter comprendere dove intervenire e in che modo per razionalizzare la spesa.

A nome dei miei elettori, dico no a tutto questo. Dobbiamo avere la forza di opporci in tutte le maniere per riportare le potenzialità assistenziali in materia di lungodegenza e riabilitazione a standard più accettabili per i cittadini della provincia di Viterbo.

Come ha dimostrato il governo regionale di centrosinistra, è molto più facile sparare sui più deboli che non andare a colpire le lobby sanitarie in particolare della capitale. E’ giunta l’ora di dire basta.

Francesco Battistoni
Candidato per il Pdl al consiglio regionale del Lazio

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