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Viterbo - La necropoli rischia di non essere più visitabile
Castel d'Asso va salvata
di Oreste Massolo
V
iterbo - 14 marzo 2010 - ore 3,30

Oreste Massolo
- Ho assistito ieri pomeriggio ad una istruttiva conferenza su Luciano Bonaparte, archeologo.

Ho appreso due fatti che sembrano incredibili, ma, a quanto si sostiene, veri.

Il primo: se un monumento antico insiste su un terreno privato il proprietario è oggettivamente responsabile di quanto può accadere ad un visitatore e ne risponde civilmente e penalmente.

E' il caso della necropoli di Castel d'Asso dove il terrreno è scosceso e dove dalla rupe rocciosa si potrebbero staccare dei blocchi di peperino. Il proprietario sta addirittura pensando di chiuderne l'accesso per evitare conseguenze spiacevoli in caso di possibili incidenti.

La seconda, collegata alla prima. La Soprintendenza ritiene che le piante che sono cresciute sulle rocce dove si trovano le tombe non provocano, con le loro radici, il crollo di tratti di roccia, ma svolgono, invece, una funzione protettiva!

Sul primo fatto sarebbe interessante conoscere il parere di qualche esperto giurista dal momento che non credo sia possibile procedere ad esproprio, data l'attuale carenza di fondi.

Che le radici delle piante proteggono le rocce è proprio una grande bufala. Posso portare la mia esperienza di ex assessore ai Lavori Pubblici della Regione Lazio.

Quando si verificava una situazione di pericolo in qualche parete rocciosa che costeggiava una strada o che si affacciava su un centro abitato, la prima cosa che i tecnici decidevano era proprio quella di ordinarne la "ripulitura" per evitare il "disgaggio" di massi rocciosi.

Sarebbe interessante conoscere in base a quali nuove “conoscenze tecniche" alla Soprintendenza si ritiene che le radici delle piante svolgono un'azione positiva.

Certo è che se Castel d'Asso non fosse più visitabile sarebbe uno “scandalo" nazionale. Non si comprende, allora, perché, invece di collaborare per risolvere i problemi, vi sia un notevole impegno per accrescere le difficoltà.

Oreste Massolo

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