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Viterbo - E' stata realizzata su commissione della Confraternita del SS.Racramento e S.Rosario.
Il Cristo Deposto è un'opera canonica
Viterbo - 15 marzo 2010 - ore 17,00

- Il Cristo Deposto, della Chiesa Abbaziale di S.Martino al Cimino è un'opera "canonica" per essere utilizzata durante i riti pasquali. E' stata realizzata in gesso su commissione della locale Confraternita del SS.Racramento e S.Rosario.

E' ipotizzabile che la scultura provenga da una bottega di maestri partenopei dove, tra il XVI e XVII secolo fiorisce l'arte del gesso e della cartapesta.

La scultura è a grandezza naturale, con la testa leggermente piegata su di un cuscino e gli arti inferiori congiunti, distesi su di un lenzuolo. Il corpo è in posizione sia per essere adagiato su un cataletto per un allestimento in chiesa e sia per il trasporto processionale.

L'opera è annotata in un documento d'archivio della Confraternita della prima metà dell''800. Dal documento si evince che l'opera fu commissionata dalla locale Confraternita e realizzata per diretto intervento dell’abate Giuseppe De Gubernatis (1803-1819).

Altre notizie dell’opera si hanno in molteplici documenti che ne segnano le varie vicissitudini, tra questi citiamo un documento in data marzo 1908, quando l’abate Gustavo Provveduti volle che il “Cristo Morto” venisse collocato all’interno dell’altare, posto nella cappella a “corni evangeli” della chiesa dove è rimasto fino agli anni novanta.

L'ottima preparazione a gesso conferisce alla scultura una consistenza materica che le ha permesso di conservarsi sino ad oggi. Il corpo atletico del Cristo è asciutto con numerose ferite enfatizzate dalla perizia esecutiva: sollevamento dei tessuti, "carne viva" grondante di sangue a rivoli e a gocce, Le ferite sono circondate da un leggero colore violaceo a simulare l'ematoma, conseguente il ferimento.

E' ipotizzabile che il torace e le gambe del Cristo, per l'accurata realizzazione anatomica, siano stati eseguiti da calchi realizzati su un modello umano. Il volto del Cristo, con il "pallor della morte", è modellato nell'atteggiamento di estrema sofferenza, occhi e bocca semichiusi, espressione di chi esala l'ultimo respiro per gli "indicibili patimenti".

Il volto, dal profilo greco, è circondato da una bella chioma fluente di color castano chiaro e dalla classica barba alla Nazzarena a due punte. 

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