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Viterbo - Parroncini, Felice e Vigni all'iniziativa degli Ecodem
"L'Italia della destra è vecchia, il nucleare lo dimostra"
Viterbo - 19 marzo 2010 - ore 14,40

- “No al nucleare. Si alle rinnovabili”, il titolo dell’incontro organizzato dall’Associazione degli Ecologisti Democratici della Tuscia e dal II Circolo del Pd di Viterbo.

Una Sala Gatti affollata ha ascoltato, per oltre due ore, le proposte e i progetti della buona politica, quella, per intendersi, che “guarda al futuro e che non può prescindere dalla green economy”, come ha spiegato in apertura del convegno Paolo Felice, coordinatore provinciale degli Ecodem.

Relatori, Paolo Felice; Giuseppe Parroncini, assessore regionale agli Enti Locali, Reti territoriali energetiche, portuali, aeroportuali e dei rifiuti; Fabrizio Vigni, presidente nazionale degli Ecologisti Democratici, insieme con Fabio Natalini, presidente nazionale dell’Associazione Universitaria Studenti Forestali Italia (che ha sede all’Università della Tuscia) e Christian Scorsi, coordinatore del II Circolo.

“Questo incontro non a caso - ha spiegato Felice - cade in vista delle elezioni regionali. Si inserisce all’interno della campagna che l’Associazione degli Ecolgisti Democratici e il Partito Democratico hanno promosso in tutta Italia, con incontri e volantinaggi, per ribadire le ragioni del nostro convinto ‘No al nucleare. Sì alle rinnovabili’.

Siamo certi che il futuro dell’Italia e del Lazio è nelle rinnovabili e non nel ritorno all’atomo, che rappresenterebbe un ritorno al passato. Siamo convinti assertori che per un buon governo del Paese e delle Regioni è necessario mettere in campo politiche che facciano della green economy uno dei perni fondamentali su cui girare.

Un primo passo importante, in questa regione e grazie alla Giunta che in questi cinque anni la ha governata, lo abbiamo fatto. E’ stata varata una legge sulla bioedilizia; la raccolta differenziata ha subito un incremento del 3 per cento, passando dal 9 al 12; per la tutela dell’ambiente sono stati investiti, in cinque anni, 1,2 miliardi di euro.

Non solo. Grazie alla giunta regionale del Lazio è stato deliberato il ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge 99 del 2009, varata dal governo nazionale, che espropria le Regioni e le comunità locali del diritto di decidere sulla localizzazione dei siti nucleari nel proprio territorio”.

Una delibera, quella presa dall’Ente, di cui era stato promotore l’assessore e candidato al Consiglio Regionale del Lazio Giuseppe Parroncini, che, riallacciandosi alle parole di Felice, ha spiegato quanto pericoloso sarebbe “consentire al centrodestra, attraverso il ripristino del nucleare a Montalto di Castro, di affossare lo sviluppo della Tuscia, di fare scempio delle nostre risorse ambientali.

Al centro delle nostre azioni deve esserci l’idea di garantire, alle future generazioni, una terra integra e non sfigurata da scelte scellerate che ci vengono presentate come la soluzione ai problemi dell’immediato ma che, in realtà, danneggiano inesorabilmente la nostra vera miniera d’oro: l’ambiente, il paesaggio, la bellezza dei centri storici”.

L’ultimo intervento è toccato a Fabrizio Vigni, presidente nazionale degli Ecodem: “Ci sono due buone ragioni per mettere l’ambiente e la green economy nel cuore dei nostri programmi per le Regioni: la prima è il futuro dell’Italia; la seconda il Pd, il centrosinistra. Se parliamo del futuro del nostro Paese, ecco -ha spiegato Vigni- mettetevi in testa che questo non può prescindere dalla green economy, unico strumento per uscire dalla crisi.

L’economia ha già annusato questo vento nuovo, la politica, quella del centro destra, arranca. Per quanto riguarda il Pd e il centrosinistra, qualcuno si ricorderà che, negli anni passati, al centro del buon governo delle Regioni della sinistra c’era il welfare: scuole materne, servizi per gli anziani, consultori, l’estate romana. Ci piacerebbe pensare che tra qualche anno, chiedendo per strada ‘cosa ti viene in mente se dico Regioni e giunte di centrosinistra?’ potessimo rispondere ‘energia pulita, ambiente, economia verde’.

Questa deve diventare la frontiera del buon governo. L’Italia della destra, che vuole un ritorno al nucleare, è un’Italia piccina e vecchia, che non vede dove va il mondo. Siamo contrari al nucleare perché c’è un problema di costi economici troppo alti e incompatibili con le logiche di un mercato libero dell’energia, perché ci sono problemi irrisolti di gestione delle scorie e di sicurezza, perché per l’Italia non ha senso risalire sul treno delle vecchie energie nucleari.

Sarebbe come mettersi a fabbricare carrozze quando, all’orizzonte, si profilavano le auto. L’ambiente e la green economy devono essere la nuova frontiera dello sviluppo e del benessere”.

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