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Sfruttamento della prostituzione - Udienza aggiornata al 21 aprile
I pm: D'Ascanio non poteva non sapere
Viterbo - 24 marzo 2010 - ore 17,30

Silvano D'Ascanio
- Sfruttamento della prostituzione, slitta tutto al 21 aprile.

Nulla di fatto nell'udienza preliminare di questa mattina, in cui il giudice Fanti doveva pronunciarsi sul rinvio a giudizio avanzata dai pubblici ministeri Stefano D'Arma e Fabrizio Tucci, per alcuni degli indagati nell'ambito dell'operazione Love's house sullo sfruttamento della prostituzione, tra cui l'imprenditore Silvano D'Ascanio.

Si doveva discutere anche delle richieste di patteggiamento e del rito abbreviato per gli indagati che avevano optato per riti alternativi al dibattimento, concordando la pena con il pubblico ministero. In realtà prima di rinviare tutto al 21 aprile, c'è stato appena il tempo per le repliche dell'accusa e della difesa.

Nel corso dell'udienza i pm si sono soffermati, in particolare, sulla posizione di D'Ascanio.

L'accusa ha confermato la richiesta di rinvio a giudizio dell'imprenditore.

D'Arma e Tucci hanno particolarmente insistito sul fatto che D'Ascanio, pubblicando annunci a contenuto esplicitamente erotico, non potesse non essere a conoscenza dell'attività di prostituzione che c'era dietro.

Inoltre, sempre secondo gli elementi raccolti dai pm, decine di prostitute andavano in agenzia a portare i soldi e gli annunci. Per loro, sarebbe dunque impossibile che D'Ascanio non le abbia mai incontrate o che non abbia mai avuto contatti con loro.

Tesi alle quali ha replicato l'avvocato di D'Ascanio, Marco Ricci, nel suo intervento durato circa venti minuti.

“Manca l'elemento psicologico – ha esordito Ricci nella sua replica – e cioè la volontà di commettere il reato. D'Ascanio è un agente pubblicitario e come tale raccoglie annunci di varia natura, da quella commerciale a quella di auguri. Come fanno del resto anche in altri giornali locali.

L'attività però non è gestita direttamente da D'Ascanio, sono i dipendenti a occuparsene.

Il mio cliente – ha continuato – non ha avuto contatti con queste donne e non si è mai reso conto di chi fossero né dal loro abbigliamento, né dal modo di essere o presentarsi”.

L'avvocato Ricci ha, dunque, insistito sulla posizione di D'Ascanio che, scegliendo di collaborare, ha aiutato a scoprire e smantellare l'organizzazione. “Se D'Ascanio fosse stato consapevole dell'attività delle donne – ha spiegato il legale – non avrebbe mai collaborato e avrebbe immediatamente bloccato la pubblicazione degli annunci. Invece si è rivelato un elemento chiave delle indagini, portando all'arresto di alcuni degli indagati e all'identificazione di ruoli chiave nell'organizzazione”.

A conclusione dell'intervento Ricci ha ribadito l'insussistenza dei reati contestati al suo cliente: “Non c'è sfruttamento – ha affermato –, perché gli annunci avevano lo stesso prezzo degli altri. Dalla loro pubblicazione, D'Ascanio non ha mai preso un centesimo”.

E sul favoreggiamento: “Inoltre non c'è favoreggiamento, perché non c'è l'elemento psicologico, cioè la volontà di commettere quel reato. Gli annunci, infatti, pur essendo a contenuto esplicitamente erotico, non avevano indicazioni sugli indirizzi delle case in cui si svolgeva quell'attività. C'era solo il numero di telefono. Quindi D'Ascanio non poteva rendersi conto di quelle attività e se fossero per piacere personale o per prostituzione. Non ci sono elementi per arrivare a giudizio”.

Tutto, comunque, dovrebbe risolversi il 21 aprile. Nella prossima udienza, il giudice Fanti dovrà ascoltare l'avvocato Giovanni Labate che aveva richiesto il rito abbreviato per la sua assistita. Dopo le eventuali repliche dell'accusa, Fanti si pronuncerà sulle richieste di rinvio a giudizio, sull'abbreviato e sui patteggiamenti.

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