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Viterbo - Madonna dei Templari, Sgarbi critica le amministrazioni pubbliche che hanno abbandonato l'opera
"Lasciar morire un affresco così è da teste di cazzo"
di Stefania Moretti
Viterbo - 28 marzo 2010 - ore 1,45

Sgarbi con il gestore del ristorante Andrea Spicciani e Gianluca Cannone
Vittorio Sgarbi
- "Lasciar morire così un affresco del 1426 è da teste di cazzo".

Parola di Vittorio Sgarbi che, l'altro ieri sera, dopo la chiusura della campagna elettorale a Viterbo, si è recato al ristorante La taverna dei Templari. E si è trovato di fronte a uno spiacevole spettacolo: l'affresco della Madonna dei Templari malridotto e dimenticato.

"E' un'opera che conosco bene - spiega il noto critico d'arte -, avevo già avuto modo di vederlo più di dieci anni fa. Ero convinto che fosse stato messo in sicurezza. Sinceramente, credevo che possedere un'opera d'arte di quel calibro fosse una ragione di orgoglio. Ma, a giudicare dal modo in cui è stato tenuto l'affresco, qui la pensano diversamente".

L'affresco, raffigurante la Madonna in trono col bambino, tra San Lorenzo e Sant'Antonio abate, è attribuito al pittore viterbese Francesco d'Antonio Zacchi, detto il Balletta.

A colpire Sgarbi non sono state tanto le crepe sull'intonaco. Quanto il fatto che la spesa per un tale intervento di restauro sarebbe irrisoria. Eppure nessuno se ne fa carico.

"Con 10mila, al massimo 15mila euro, il restauro sarebbe completo - spiega Sgarbi -. Lasciar crollare un'opera d'arte di un tale valore, quando i costi di recupero sono così bassi, è un peccato. Una cosa da teste di cazzo. Il muro è sano. Va fatto un po' di ritocco estetico. Mentre la parte "medica" dell'intervento consisterebbe nel fissare l'intonaco, impedendone il sollevamento".

Sgarbi lancia i suoi strali, per lo più, verso le amministrazioni, che non hanno mosso un dito. "Il fatto che siano state ferme di fronte a un'opera del '400 è inaudito - tuona il critico d'arte -. Quando vinceremo le elezioni, ci penseremo noi".

E in caso di sconfitta? "Può tranquillamente pensarci l'amministrazione regionale - spiega Sgarbi -. Non è un intervento gravoso. Personalmente, potrei provare a parlare con alcune banche del Viterbese. Una soluzione si troverebbe sicuramente".

Niente intimorisce Sgarbi. Neppure seguire da vicino l'eventuale avanzamento dei lavori. E quando gli si chiede se sarebbe disposto a tornare a Viterbo per verificare di persona il procedere del restauro, non ha dubbi: "Certo che torno a Viterbo. Ci torno, ci torno. Sicuramente".

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