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Simona e Giovannina
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Ricevismo e pubblichiamo - Ed è di nuovo tempo di attesa.
Si dice che tutto arriva a chi sa aspettare: aspettiamo, dunque. Siamo forti, uniti, positivi: possiamo, no, dobbiamo farcela.
Per troppo tempo abbiamo subito i colpi della sorte. Potevamo cedere, perché lottare sempre fiacca gli animi, spezza le reni, trapana il cuore e il cervello.
E’ stata una di quelle intuizioni che, ogni tanto, illuminano la vita degli uomini a suggerirci la soluzione: l’errore non è nostro, ma di altri.
E’ giusto che i fatti siano separati dalle opinioni: gli uni infatti sono materia oggettiva, le altre soggettiva. Questa è la logica.
Ma come impedire che la capacità critica dell’Essere umano non si esprima di fronte a ciò che vede, che sente, che percepisce? La domanda è retorica.
Salire nell’agone politico comporta responsabilità, oneri, diritti e doveri incontrovertibili, che vanno assunti in toto da coloro che hanno fatto una scelta civile. Ma chi ridarà fiducia a un politico qualora, quale che sia la sua parte, quale che sia il suo ruolo, egli non avrà ottemperato agli obblighi che a lui constano?
Prevalgano dunque le doti migliori dell’individuo, avanzino su binari paralleli le leggi e la pietas, elemento che ci innalza sugli altri essere viventi sensibili.
Se così non fosse, chi restituirà la speranza a Simona e alla sua Mamma Giovanninna, che vogliono soltanto che venga riaffermato il loro diritto a un’esistenza dignitosa e libera? Per fortuna le domande retoriche non esigono risposta.
Con infinito affetto,
Enrico Secondo e gli amici di Simona