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Elezioni - Il Pd si lecca le ferite - L'analisi di Allegrini, Parroncini, Grattarola e Arcangeli
"Dovevamo allearci con l'Udc"
di Giuseppe Ferlicca
Viterbo - 31 marzo 2010 - ore 15,00


Angelo Alegrini
- Premessa: il Partito democratico ha perso. Negarlo sarebbe difficile e il segretario provinciale nemmeno ci prova. Tuttavia, per Angelo Allegrini a Viterbo ci sono tutti i presupposti per poter invocare le attenuanti generiche. E pure quelle specifiche.

Stamani in sede, conferenza per fare il bilancio insieme a Giuseppe Parroncini, Federico Grattarola e Giulia Arcangeli. Quasi tutto l'arco costituzionale democratico rappresentato. Assente l'area Bersani.

“Abbiamo avuto – spiega Allegrini – la conferma che le scelte fatte erano giuste. A cominciare dai tre candidati forti alla Regione. Parroncini ha ottenuto un ottimo risultato, anche Panunzi è andato molto bene e Cappelli ci ha permesso d'arrivare all'elettorato cattolico”.

Avere schierato i tre pesi massimi ha avuto un effetto: “Siamo il Pd con il miglior risultato nel Lazio – spiega Allegrini – siamo cresciuti, tanto rispetto al 2005, quanto rispetto alle Europee 2009”.

Qualcosa però non ha funzionato, se il centrodestra ha vinto al primo turno in Provincia. “Tanto in Regione quanto in Provincia – osserva il segretario – c'è stata un'incapacità nel raccogliere il favore degli elettori. Un mio errore, invece, non essere stato drastico quando si è trattato di prendere decisioni importanti, come l'allargamento della maggioranza all'Udc”. Oggi quel dodici e più in termini percentuali, al Pd avrebbe fatto comodo eccome.

Forse anche l'avere avuto negli ultimi sei mesi un presidente della Provincia part time, quando si doveva impostare la campagna elettorale, non avrà giovato. Domanda impertinente? No imbarazzante. “Soprattutto per noi – osserva Giulia Arcangeli – che portavamo un altro candidato alla segreteria regionale”.

Ma il partito è stato penalizzato anche dall'avere presentato poche liste. Grattarola ne è convinto. “Meroi ne aveva otto a supporto – spiega – più candidati, significa più voti”. Quella di Grattarola è stata una campagna elettorale in solitaria. Ha corso tanto, ma lungo il percorso poche volte ha incontrato il Pd a sostenerlo.

“Ho notato – ricorda – un interesse per la Regione, mentre sulla Provincia c'è stato un certo disinteressamento. Sono passato ai seggi e più di uno mi ha detto che era informato su come votare per le regionali, aveva il “santino” ma non sapeva come fare per votare me.

Ci sono realtà tipo Marta, dove alle regionali il Pd prende 600 voti, a me 500. E' il sintomo di un lavoro non fatto bene. E Marta è solo un esempio”. Ma in generale per Grattarola: “Più di così il Partito democratico non poteva fare. Siamo i primi nel Lazio. Quando il vento tira da una parte, difficile contrastarlo. Io avevo sottovalutato Renata Polverini, non credevo nella sua vittoria e pensavo che saremmo andati al ballottaggio”.

Il vento soffierà pure, ma per Parroncini non smuove molto. “Il voto è statico – osserva – ci sono due blocchi granitici. Nel 2005 il centrodestra è stato sconfitto per un manciata di voti e quindi al ballottaggio ha aiutato la vittoria di Marrazzo in Regione”. Oggi si sono persi Provincia e Regione.

“Due enti fondamentali – osserva Parroncini – speriamo che siano salvaguardati gli impegni presi da noi per il territorio, come il riavvio delle infrastrutture, dalla trasversale al corridoio tirrenico, all'aeroporto.

Sulla Tuscia incombono scelte devastanti. Penso al nucleare, al Cie a Tarquinia, un carcere a cielo aperto o la discarica e termovalorizzatore ad Allumiere, praticamente al nostro confine, per portare i rifiuti di Roma. O il riordino della rete ospedaliera voluto dal commissario, con cui si affosserebbe la sanità locale”. Avrà di che fare opposizione. “Sento il peso delle oltre diecimila preferenze ricevute”.

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