- Traffico d’armi verso l’Iran, ascoltato l'imprenditore arrestato nella Tuscia.

Nella mattinata di ieri, Arnaldo La Scala, 45enne finito in manette nel Viterbese è stato interrogato dal gip Gaetano Mautone, in merito alla inchiesta della procura di Milano sul traffico di armi verso l’Iran, che ha portato all’arresto di sette persone: cinque italiani e due iraniani. Altre due sono, ancora ricercate.

Gli arresti sono stati eseguiti nelle province di Viterbo, Milano, Torino, Roma, Piacenza, Treviso, Varese, Brescia, Verbania e Padova.

La Scala, dalle prime indiscrezioni, avrebbe dichiarato che parlerà solo dopo aver esaminato le carte processuali. Intanto, un pubblico ministero svizzero ha avviato un’inchiesta parallela con perquisizioni a carico di La Scala, titolare di società a Biasca e Ginevra, specializzate nella tecnologia di eliche per elicotteri.

Oltre a La Scala sono finite in manette sei persone che, secondo la nota diffusa dai militari, sarebbero responsabili del reato di associazione a delinquere finalizzata all’esportazione illecita verso l’Iran, in violazione del vigente embargo internazionale, di armi e sistemi militari di armamento con l’aggravante della trasnazionalità.

Al vaglio della guardia di finanza diverse intercettazioni telefoniche e sms, che hanno portato all’identificazione dei soggetti che sarebbero coinvolti nella vicenda.

Le indagini, iniziate nel 2009, hanno permesso di svelare un’organizzazione che è riuscita a esportare in Iran materiale bellico, anche attraverso triangolazioni con paesi terzi tra Milano,
Bucarest, Londra e Dubai.

Il traffico d'armi avrebbe portato in Iran puntatori laser, giubbotti autorespiratori da immersione, paracaduti e anche un elicottero.

Sull'inchiesta italiana si innescato uno scontro diplomatico che vede l'Iran chiedere il rilascio dei due cittadini dello stato mediorientale finiti in manette.