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Viterbo - La Fidapa a convegno
"Donne e minori: una violenza che continua"
Viterbo - 8 marzo 2010 - ore 18,30

- “Donne e minori, una violenza che continua”. Il filo conduttore del convegno, che nella mattinata di sabato si è svolto presso la sala convergni ”Domus” a La Quercia di Viterbo, ha costituito anche il modo per ricordare la giornata dell’8 marzo dedicata alla donna da parte della Fidapa, sezioni di Orvieto e di Viterbo, e dei Lions Club di Montefiascone, Falisco - Vulsineo, Ronciglione, Sutri, Monti Cimini, Tarquinia.

Sono intervenuti: il Dr. Luigi De Ficchy capo della Procura della Repubblica presso il tribunale di Tivoli, il Dr. Bruno Ferraro presidente del tribunale civile e penale di Tivoli, la Dr.ssa Annalisa Moriconi criminologa, l’avv. Ginetta Bergodi dell’Osservatorio degli avvocati sulle famiglie ed i minori, la Dr.ssa Olimpia Tarzia socia on. Roma Amicizia L. C..

Nel corso del convegno si è parlato di mobbing, stalking e straining, antiche forme di violenza psicologica, solamente di recente riconosciute come reati.
<<Ho voluto organizzare un gruppo di studio che si occupasse di queste forme di violenza.- ha annunciato Anna Maria Cacciami presidente distrettuale della Fidapa del Centro Italia nel ricordare il tema del RISPETTO che l’Associazione si è dato per il biennio in corso. –Lo facciamo perché, come movimento di opinione qual è la Fidapa, vogliamo incidere sui cambiamenti che in questi anni hanno stravolto la nostra quotidianità. Vogliamo far sì che la cultura del rispetto per le donne torni ad essere viva. Il malessere che ci circonda provoca enormi disagi, riscontrabili nelle giovani generazioni che, vittime di questa società arrogante e violenta, non hanno punti di riferimento ben precisi per poter sviluppare ottimi rapporti di relazione.>>

<<Otto mesi fa lo stalking non era reato.- ha detto il dr. De Ficchy invitando a pensare positivo. -Il mobbing non è ancora considerato reato, c’è solamente una possibilità di tutela in sede civile. Si tratta comunque di fatti che dimostrano come la nostra civiltà stia avanzando.>>

Una violenza che continua, dunque, nonostante il progresso, la cultura e il variare delle situazioni di vita, a scapito dei più deboli, per lo più donne e bambini, ma anche dei diversamente abili, di anziani e, perché no, giovani ed adulti che si trovano a lavorare in ambienti più o meno ostili.

Attualmente le nuove leggi si estendono verso le forme di violenza che riguardano l’aspetto psicologico dell’individuo, violenze che tuttavia sono sempre abbastanza difficili da dimostrare. Eppure possono risultare così devastanti da distruggere una vita. Raramente chi è colpito dal mobbing da parte di un superiore e, soprattutto da parte dei colleghi, riesce ad uscire dallo stato di prostrazione in cui precipita.

Anche lo stalking che, come precisa la criminologa Annalisa Moriconi, è stato riscontrato sia nella fase adolescenziale che a 85 anni, si sviluppa in maniera analoga e può provocare insicurezza, senso di impotenza, depressione.

In ogni caso è essenziale però riuscire a dimostrarli, i danni psicologici!
Intanto tutti i relatori concordano sulla necessità della prevenzione ed evidenziano l’opportunità di introdurre nella scuola, fin dalle classi più basse, l’educazione del sentimento come materia da accompagnare all’educazione civica, offrendo alle giovani generazioni il modo di imparare a socializzare, saper accettare se stessi, accettare gli altri.

Nessuna scuola però potrà mai sostituire la famiglia, che ha un ruolo predominante, insostituibile e fondamentale in quanto è la prima istituzione che deve prendersi cura del bambino.

Se la violenza c’è sempre stata fin dai primordi, il quesito da porsi è semmai perché non subisca uno stop o una qualsiasi forma di inversione di rotta.
La dr.ssa Tarzia, nel riportare la risposta dei sociologi, è ritornata al ruolo della famiglia e delle Istituzioni. L’adolescente, e spesso anche il bambino, quando torna a casa non trova nessuno ad accoglierlo.

<<Il vuoto è una mancanza che va ad incidere sull’adolescente.>> ha affermato.

I primi educatori sono i genitori, ne hanno il diritto e il dovere. Dopo, vengono le Istituzioni.

<<Credo che le Istituzioni non possono e non devono sostituirsi alla famiglia se non quando la famiglia non è più in grado di assolvere il concetto corretto di sussidiarietà. Però le Istituzioni hanno il dovere di consentire a quei genitori di avere il tempo di essere genitori, specie in quella età in cui si definisce la personalità.>>
Ci sono altre forme di violenza sui minori. Lo ha ricordato il dr. Ferraro quando, nel parlare dei casi di separazione e dell’affido condiviso, chiede di accelerare i tempi per l’istituzione del tribunale della famiglia.

Due, secondo il presidente del tribunale di Tivoli, sono gli aspetti che andrebbero analizzati.

<<Il primo è impedire ad ogni costo la triangolazione del minore. Il minore che si erge a giudice, il minore che viene costretto a fare delle scelte che mai avrebbe intenzione di fare, è l’impostazione più idiota che si possa immaginare! Se proprio il minore va ascoltato, va ascoltato quando si avvia verso la giovinezza e quindi è in un momento della vita in cui farà le sue scelte, infischiandosene dell’uno e dell’altro dei genitori.>>

Anticipando più del necessario il momento delle scelte, “si potrebbero introdurre nel processo elementi di profonda turbativa che portano nella direzione sbagliata lo stesso giudizio del magistrato”.

<<Ci deve essere il garante della famiglia!- ha chiesto Ginetta Bergodi. –Mi rifiuto di vedere bambini di sei, sette anni che sono in audizione dal Presidente. Mi dà profondamente fastidio che il Presidente fino al giorno precedente si sia occupato esclusivamente di diritto del lavoro, di fallimentare,… Pretendo che il magistrato sia specializzato. Come non mi piace che il minore di sei, sette, dieci anni venga ascoltato dal Presidente dentro un’aula del tribunale davanti a degli estranei. Il bambino in questo modo non può essere sereno. La magistratura ha una grossa responsabilità.>>

In questa fase del convegno l’avvocato ha criticato l’articolo della nuova legge di riforma del diritto di famiglia che parla dell’affido condiviso, in quanto è una cosa difficile da attuare, anche se ha trovato molto consenso, in particolare nelle associazioni dei padri separati.

<<Non dimentichiamo che i magistrati danno l’affido condiviso perché ritengono che, nell’interesse del figlio, vada bene così. Invece il magistrato a volte dovrebbe rendersi conto che ci sono delle situazioni di terribile conflittualità tra la coppia. Il magistrato dovrebbe valutare che l’affido condiviso in certi casi danneggia il minore.>>

Consigli sui comportamenti da adottare in caso di stalking sono venuti dalla criminologa Annalisa Moricone. Innanzitutto è indispensabile riconoscere il problema e comprenderne i rischi reali. Poi è necessario un atteggiamento deciso: dire “NO!” una sola volta e senza perifrasi. Neanche cambiare numero telefonico è un comportamento da adottare, non si fa che offrire piacere perverso, un nuovo input in grado di scatenare altre energie persecutorie. Semmai è consigliabile rispondere di meno e, soprattutto, azionare la segreteria, come anche annotare tutto, in maniera d’avere il maggior numero di prove da fornire alla polizia. Altrimenti non è possibile configurare alcun reato. Cattive alleate sono anche la rabbia e la paura. E’ essenziale mantenere la calma e tenere a portata di mano un secondo cellulare per le emergenze, in particolare nel caso di stalking tipico del “predatore”, che cerca il rapporto sessuale.

Per dimostrare d’aver subito violenza psicologica bisogna essere in grado di dimostrarne gli effetti sulla propria psiche. Cosa difficilmente conciliabile con il discorso di mantenere la calma, non lasciarsi travolgere dalla rabbia e dalla paura…

Dall’incontro di Viterbo è scaturita la volontà di contribuire fattivamente a “L’Albero di Antonia”, l’associazione orvietana che da alcuni anni s’impegna nel dare aiuto alle donne che hanno subito violenza e nel contempo porta avanti corsi di formazione mirati all’educazione al sentimento.
A conclusine del convegno, Maria Pia Romagnoli, Presidente della Fidapa sezione di Orvieto, in linea con i relatori ha ribadito il valore della famiglia come primo tassello da sensibilizzare e coinvolgere per la soluzione del problema.

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