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L'opinione di uno sporco comunista
Quando la maglia azzurra non è xenofoba
di Valerio De Nardo
Viterbo - 9 marzo 2010 - ore 3,30

Valerio De Nardo
- Nonostante da ragazzo sia stato un fervido sostenitore della squadra della mia città di nascita, è ormai un quarto di secolo che mi disinteresso al calcio.

Da quando cioè, il 29 maggio 1985, poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni di calcio tra Juventus e Liverpool, allo stadio Heysel di Bruxelles morirono trentanove persone (ed oltre seicento rimasero ferite).

Il miscuglio di violenza, business, chiacchiere sul vuoto mi hanno allontanato da questo sport

Ma so bene quanto esso pesi nell’immaginario e nella stessa vita di tante persone. Milioni di nostri concittadini non seguono una parola di politica, ma sanno tutto sulle squadre di calcio, gli incontri, i vari tornei.

Per questo ritengo di grande importanza quanto sta accadendo in questi giorni. Il ct Pierluigi Casiraghi, in occasione della vittoriosa partita disputata dall’Italia under 21 contro i pari età dell’Ungheria ha schierato tre giocatori di colore, Balotelli, Ogbonna e Okaka.

La squadra nazionale giovanile, come le principali rappresentative europee, ha finalmente dato uno specchio al nostro Paese, nel quale gli “italiani di seconda generazione” sono una realtà rilevante, dalla scuola al mondo del lavoro.

In questo senso appare importante appare la richiesta che il giornale La Padania, organo della Lega Nord, ha rivolto a Marcello Lippi, affinché Mario Balotelli sia convocato ed utilizzato nella formazione maggiore. Il quotidiano ricorda come i tre che hanno giocato nell’under 21 «siano italiani a tutti gli effetti. Sono nati nel nostro Paese, qui hanno studiato, qui hanno imparato i primi rudimenti del calcio. Da decenni, dappertutto, certi pregiudizi sono stati superati».

Tanto più queste affermazioni risultano importanti in quanto solo qualche giorno prima l’europarlamentare della Lega Nord Mario Borghezio aveva chiuso categoricamente le porte all'eventualità che ragazzi di colore indossassero la divisa azzurra.

Certo se parliamo dei temi dell’accoglienza degli immigrati, della loro integrazione, del rapporto tra la loro presenza e la sicurezza degli italiani, dei tempi e dei modi perché possa ottenere la cittadinanza so bene che i toni razzisti e xenofobi non mancherebbero.

Ma ancora una volta è la realtà che a piccoli passi o con quattro calci ad un pallone riesce ad affermarsi con la forza della propria evidenza.

Valerio De Nardo

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