- Al Pianeta Benessere il presidente del gruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto.
"Una crisi quella odierna della quale non se ne comprendono gli immediati sbocchi".
È il suo esordio di fronte a una platea di oltre duecento persone.
Arriva alle 19,10, in ritardo, trattenuto a Roma dagli impegni derivanti dalla crisi per il ritiro della compagine Fil. Ripercorre al microfono, la vicenda politica italiana degli ultimi venti anni. Muro di Berlino, tangentopoli, il 68, concentrandosi sulla sinistra, il gruppo editoriale L'Espresso, fino alla discesa in campo di Silvio Berlusconi.
In un giorno di bruciante attualità politica, un lungo sguardo indietro. La platea si distrae. Parla. Qualcuno se ne va.
Poi Cicchitto lentamente arriva ai nostri giorni. O quasi. "Ho l'impressione che Fini non abbia mai creduto nel progetto del Pdl. Anche se inizialmente tutto era circoscritto a un dibattito civile".
E oggi: "Due sono gli sbocchi. Chiusa l'approvazione della legge di stabilità, a quel punto le cose dovranno essere chiarite. Se questo Governo ha la fiducia nelle due camere, se non le ha si va al voto. Fermo rimanendo le prerogative del Presidente della Repubblica. Ma anche fermo restando le nostre prerogative.
Ha vinto Berlusconi, la scelta è il ricorso al corpo elettorale.
Non posso non rilevare il tragico errore politico di Fini e i suoi amici. Determinare i punti di crisi, dopo sei mesi bruttissimi, con polemiche condotte con il coltello tra i denti, è un tragico errore anche personale dal punto di vista di Fini.
Tutti i presidenti delle camere avevano un passato politico. Oggi diventa insostenibile il fatto che Fini è il più esposto sullo scontro politico è anche il presidente della Camera".