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Viterbo - Francesco Romito (Sel) interviene sulla potabilità
Acqua, non chiamatela emergenza
Viterbo - 24 novembre 2010 - ore 20,00

- Non chiamatela emergenza! Quella della potabilità dell’acqua nel viterbese è questione antica e non ha nulla di emergenziale.

Che l’acqua non è potabile e che fa male lo si sa da quando è entrato in vigore il D.L.vo Decreto legislativo n° 31 del 02 febbraio 2001, “Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano”. I Comuni avevano tempo fino al 2003 per dotarsi di impianti che rendessero potabile l’acqua erogata alle popolazioni, portando l’arsenico da 50 mg per litro a 10 mg per litro, valore massimo ammesso dalla nuova normativa.

Ma con illegittimi decreti del Ministero della Salute e del Presidente della Regione, reiterati dal 2003, si è continuato indifferentemente a far bere acqua che fa male.

Perché i sindaci si allarmano per una emergenza che dura da 7 anni?

Si allarmano perché non è stata concessa una nuova scandalosa deroga ai limiti di metalli nell’acqua (anche se una piccola deroga per l’arsenico c’è, basta che non superi i 20 mg per litro)?

No! Diranno che si allarmano perché tengono alla salute delle popolazioni locali.

Ma allora perché hanno permesso che Talete rilevasse impianti ed acquedotti comunali e consortili prima che i Comuni, con mutui più convenienti, avessero investito in impianti di dearsenificazione?

Perché non si preoccupano di come sono state investite le decine di milioni di euro che l’anno scorso la Regione Lazio ha destinato alla Tuscia con il Piano Regionale di Tutela delle Acque?

Perché i Sindaci in sede di assemblea dell’Ato in Talete hanno consentito che si continuasse a far pagare la bolletta dell’acqua a tariffa piena quando va dimezzata se l’acqua non è potabile, ammettendo alla loro coscienza in primo luogo che non diventa potabile per decreto?

E ancora: perché i Sindaci permettono che la società provinciale Talete spa, invece di gestire la rete idrica provinciale a tutela della salute delle popolazioni locali, spreca danaro pubblico per pagare organismi costosi e inutili, come la segreteria tecnica, o innumerevoli dirigenti improduttivi, fruitori di protezioni di partito, mentre gli operai che fanno le riparazioni per strada sulle condotte mancano e vengono assunti con contratti a termine, a basso stipendio?

Se questi Sindaci – e ciò vale anche per il Presidente della Provincia - vogliono dare un senso alla loro permanenza nell’Ato potrebbero:

1) imporre a Talete di risolvere il problema con impianti di dearsenificazione e se Talete non è in grado, unire forze e risorse dei loro Comuni per realizzare comunque tali impianti;

2) intimare a Talete di non inviare bollette per l’acqua a tariffa piena, ma ridotta della metà per la mancata erogazione di acqua potabile.

3) proporre e far istituire in seno di Conferenza dei sindaci una commissione di controllo sull’organizzazione degli uffici e sulla presenza e produttività dei funzionari e dirigenti di Talete;

4) garantire una informazione costante, almeno settimanale, sulla potabilità dell’acqua, curando la pubblicazione delle analisi;

5) difendere una gestione pubblica ed efficiente del ciclo dell’ acqua, purchè potabile, con ogni iniziativa, compreso il sostegno al referendum abrogativo del decreto Ronchi.Civita Castellana, 24 novembre 2010

Francesco Romito
Sinistra ecologia libertà


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