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Viterbo - Interviene il coordinamento Idv
La Tuscia è in cattive acque da tempo
Viterbo - 25 novembre 2010 - ore 19,00

Riceviamo e pubblichiamo - La politica arriva ad uno dei suoi confini più estremi il giorno in cui i cittadini si rendono conto che i propri amministratori non sono in grado di amministrare. Per superficialità, per non conoscenza, per poca preparazione, per poca capacità di organizzazione, se non (cosa peggiore di tutti) per malafede.

Fatto sta che i dati di fatto dicono che le cose non vanno, sia nel comune di Viterbo, sia nella sua provincia. E l’episodio dell’arsenico nelle nostre acque domestiche è solo l’ennesimo campanello d’allarme. Diciamo che, al di là dei dati provenienti dall’Unione Europea, la cosa era già nota a molti. Forse non con questa gravità. Forse non da parte dei cittadini nella loro generalità.

Ma come comuni cittadini dovremmo sperare che i nostri sindaci siano addentro a questioni tanto delicate. Parliamo di arsenico, un veleno che oltre determinati valori (superati in tutti i comuni della provincia di Viterbo) può determinare gravi rischi sanitari, in particolare talune forme di cancro. Non proprio roba da poco.

L’arsenico è anche uno dei punti più inquietanti della vicenda del Lago di Vico, in più occasioni stigmatizzata proprio dall’Italia dei Valori. Un’altra vicenda rimandata, sottaciuta, messa sotto il tappeto.

Ecco lo sconcerto di fronte a tanta superficialità. Una superficialità che riguarda 128 comuni d’Italia (60 della provincia di Viterbo!!) che in dieci anni non hanno saputo prendere provvedimenti nonostante i finanziamenti ricevuti e che ora chiedono di prorogare la deroga, cioè tempo per porre quella “pezza” che non sono riusciti a mettere in dieci anni.

Cioè, non solo si è in difetto, ma si propone di alzare la soglia per rientrare più facilmente nei termini. Una follia vera che aggrava formalmente e nella sostanza un atteggiamento pubblico sbagliato, passivo e attendista. Proprio a seguito di tanta pochezza oggi siamo a dover fare le corse per sperare di non avvelenarci!

Purtroppo questo è il Paese in cui nessuno si assume le proprie responsabilità e l’obbligo di amministrare per il bene comune. Siamo curiosi di vedere cosa si inventeranno i tanti amministratori del viterbese che hanno ricevuto la notizia di essere stati colti in fallo.

E l’acqua, bene pubblico assoluto, diventa ancora protagonista in negativo. Oggetto di speculazioni con le partecipate dai troppi buchi neri e di bilancio, ora svelata anche nella sua pericolosa mancanza di qualità, lasciata sedimentare con tanta leggerezza.

E la sostenibilità delle risorse della Tuscia, ancora una volta, viene a mancare, come per il ciclo (imbarazzante) dei rifiuti, tenuti volutamente ad un livello tanto modesto negli ultimi dieci anni da far oggi passare per inevitabile l’oltraggio di un inceneritore.

Qui nella Tuscia funziona un po’ così. Chi amministra fa quello che gli pare. Punto. Tanto c’è la deroga, c’è tempo. Anzi, come ricordava pochi giorni fa Roberto Saviano citando Eduardo De Filippo, “È cosa ‘e niente”.

Coordinamento Provinciale Idv Viterbo


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