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Soldati italiani morti in Afghanistan - Lo sdegno di Talotta (Udc)
Un prezzo che l'Italia non vuole più pagare
Viterbo - 12 ottobre 2010 - ore 12,20

Roberto Talotta, consigliere comunale Udc
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Riceviamo e pubblichiamo - L’ennesimo episodio di guerra che ha strappato la vita ai quattro alpini italiani ripropone il dolore straziante di madri, mogli, parenti e amici che si chiedono, e ci chiedono, il perché di questo sacrificio, di queste morti che continuano a verificarsi con sinistra sequenza, nel nome di una "missione di pace" che, alla nostra Nazione, è già costata tanto sangue e tante croci.

La politica, invece, si interroga su come fronteggiare le offensive del nemico e, su iniziativa del ministro degli Esteri Frattini, propone la possibilità di armare meglio i nostri aerei da combattimento, aggiungendo alle mitragliatrici le bombe per aumentare l’efficacia della loro azione di scorta ai convogli.

Dichiarazioni, queste, che pongono definitivamente fuori gioco la sempre sbandierata “missione di pace”, per mettere in campo una vera e propria “missione di guerra”, in pieno contrasto con l’articolo 11 della Costituzione, laddove si promulga che “… l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Si è sempre asserito che il nostro intervento militare rispondeva all’intento di “esportare democrazia”, a combattere il terrorismo e le sue degenerate imboscate sul territorio ed alle comunità nazionali ed internazionali. E, allora, perché non pensare a un ritiro del nostro contingente dall’Afghanistan per stazionarlo nel nostro Paese, soprattutto in quelle Regioni come la Campania, la Calabria, la Puglia e la Sicilia, dove il terrorismo si presenta sotto forma di “camorra”, di “ndrangheta”, di “sacra corona unita” e di “mafia”, storiche organizzazioni criminali radicate in una terra che, da sempre, ha messo in evidenza uno Stato del tutto assente ed incapace nel fronteggiare i loro spietati crimini.

Perché non impiegare le enormi risorse finanziarie delle missioni all’estero per destinarle agli organici, ai mezzi, alle strutture e alle retribuzioni degli uomini dello Stato, che vestono una uniforme e rischiano la propria vita per tutelare quella dei cittadini italiani? Invece, ogni giorno, dobbiamo assistere a episodi di autentica malvivenza, come nel caso del tassista picchiato a sangue per aver accidentalmente investito un cane e, poi, l’incendio delle auto dei testimoni che avevano assistito al violento pestaggio.

E’ un Paese controverso il nostro, quando si è lasciato istituzionalmente solo il generale Dalla Chiesa nell’arduo tentativo di fronteggiare la mafia in Sicilia, mentre oggi ci si preoccupa di sorvegliare e proteggere in carcere, 24 su 24, Michele Misseri, reo confesso di aver ucciso la giovanissima nipote Sarah.

Mi auguro che il sacrificio di questi giovanissimi militari possa incoraggiare un dibattito parlamentare che, al di là delle diverse posizioni partitiche, risponda al desiderio di tanta gente che, ormai, considera la missione afghana del tutto inutile e fin troppo infausta per i tanti lutti occorsi, purtroppo immolati nel nome di un protocollo politico-militare che resta ancora impenetrabile nei suoi veri scopi e nelle sue effettive formule di attuazione.

Roberto Talotta
Consigliere comunale Udc


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