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Processo di Gradoli - Valentini e Rosati, difensori di Paolo Esposito, replicano all'avvocato Sini sulla vicenda della figlia di Tania Ceoban
I servizi sociali ci debbono spiegazioni...
Viterbo - 12 ottobre 2010 - ore 3,30

Enrico Valentini, avvocato di Paolo Esposito
Riceviamo e pubblichiamo - Abbiamo letto l’intervento dell’avvocato Sini e crediamo di dovergli delle scuse.

Sì, delle scuse per aver pronosticato il nome dell’affidataria, azzeccandoci, lo stesso giorno in cui si è saputo che la bambina sarebbe andata a Bologna e che, guarda caso, l’affidataria era sempre presente alle udienze, a conforto della parte civile Ceoban/Nekifor.

Ci dobbiamo scusare per aver dimostrato che il nome della Ceoban appare vicino a quello della affidataria sul campanello di casa di quest’ultima

Dobbiamo pentirci di aver dimostrato che la bambina nonostante il dettato dei servizi sociali frequentava liberamente, anche in ore notturne la nonna Ceoban (o Nekifor).

Certo è imperdonabile che si è documentato il fatto che domenica 19 settembre 2010 la bambina è stata lasciata dalla nonna in un appartamento per cinque ore!

Cosi come dobbiamo chiedere scusa per avere le prove che la nonna dormiva a casa dell’affidataria e che è in possesso delle chiavi di casa…
Di tutto ciò dobbiamo scusarci!

Ma oltre alle scuse saremmo disposti anche a cospargerci il capo di cenere qualora l’avvocato Sini rispondesse a questi pochi interrogativi.

Come mai sapevamo che la piccola sarebbe stata affidata all’amica della nonna prima di conoscere le scelte dei servizi sociali?

Come mai la nonna che da mesi non vive più in quella casa ha ancora le chiavi ed entra ed esce a suo piacimento?

Come mai la nonna, domenica mattina 19 settembre 2010 è uscita di casa dell’affidataria senza esserci prima entrata?

E soprattutto a chi la Ceoban/Nekifor ha lasciato la bambina per più di 5 ore il quella domenica? E chi c’era in quell’appartamento?

Perché non dovremo anche noi temere che la bambina sia influenzata dalla nonna rendendo la sua testimonianza poco credibile così come il pm e le parti civili hanno ripetutamente detto relativamente ai nonni paterni?

Perché gli “specialisti” citati dall’avvocato Sini prima dicono che la nonna deve vedere la bambina solo in presenza di operatori poi dopo tre giorni ci ripensano?

Se i servizi sociali sapevano tutto questo e lo hanno autorizzato dovranno fornirci la prova di detta autorizzazione ma con data certa perché le giustificazioni postume, provenienti specialmente da chi era deputato al controllo ci convincerebbero poco.

Un’ultima cosa di cui dobbiamo scusarci ed è quella di aver costretto i nonni Esposito a vedere la nipote dopo un mese dal trasferimento della piccola a Bologna in un bar di un centro commerciale senza un minimo di intimità e di aver consentito alla affidataria di umiliarli dicendo loro “io non ho piacere di stare con voi“

Scusaci tanto.

Mario Rosati
Enrico Valentini


Processo per il giallo Gradoli - Inteviene Luigi Sini, legale di Elena Nekifor
Ma quella bimba non deve testimoniare
Viterbo - 11 ottobre 2010 - ore 3,00


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