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Venerdì scorso l'incontro con gli scienziati resposabili della Iss
Roberto Vittori di nuovo in missione con la Nasa
Viterbo - 13 ottobre 2010 - ore 18,45

Il colonnello Vittori all'incontro prima della partenza con la Nasa
- Si è svolto venerdì scorso a Livorno, presso la prestigiosa sede della Kaiser Italia, l’incontro tra il colonnello Roberto Vittori e gli scienziati responsabili degli esperimenti che saranno inviati alla Stazione Spaziale Internazionale (International Space Station, Iss) il prossimo 27 febbraio.

L’evento è stato incentrato sulla “familiarization”, ovvero sulla illustrazione degli esperimenti agli astronauti che dovranno eseguire su di essi alcune operazioni una volta giunti sulla stazione. Al meeting erano presenti anche il pilota della missione, il colonnello dell’Aeronautica militare americana Gregory Johnson, numerosi esponenti delle Forze Armate, del mondo della ricerca pubblica e dell’industria nel settore spaziale.

Vittori, che dopo Marco Polo e Eneide parteciperà alla sua terza missione, prende ora parte all’ultimo volo dello Shuttle Endeavour con la missione Nasa STS-134.

Lo Shuttle che tutti abbiamo visto in questi ultimi trenta anni (in realtà sono tre: Discovery, Endeavour e Atlantis) andrà presto in pensione, e sarà sostituito da altri veicoli che faranno la spola tra la Terra e la Iss portando equipaggi, rifornimenti ed esperimenti scientifici.

In questa occasione l’astronauta italiano, che volerà per la prima volta con lo Shuttle, porterà nello spazio dodici esperimenti, di cui sei interamente finanziati dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Tra di essi quello di Francesco Canganella dell’Università della Tuscia di Viterbo, che ha già partecipato con l’esperimento Microspace alla Missione Eneide nel 2005, in cui volò per la seconda volta Vittori, sempre come Mission Specialist.

Canganella, che è uno dei “Principal Investigator”, ovvero degli scienziati capofila dei progetti selezionati, è attualmente coinvolto anche nel programma di simulazione spaziale MARS 500, iniziato in Russia lo scorso 3 giugno. Il suo gruppo di lavoro si occupa di microbiologia e negli ultimi anni si è sempre più specializzato sugli ambienti estremi, tra cui si possono certamente annoverare lo spazio e gli ambienti confinati all’interno dei veicoli spaziali.

L’obiettivo principale dell’esperimento microbiologico Viable Iss è studiare la formazione e lo sviluppo del biofilm su alcuni materiali comunemente impiegati in ambito spaziale, sia in condizioni standard che previo trattamento con prodotti antimicrobici. In certe condizioni infatti si possono formare sulle superfici dei veri e propri “strati” di cellule, che a volte possono dar luogo a fenomeni di corrosione biologica e quindi alla parziale degradazione dei materiali, cosa che può essere molto rischiosa in un ambiente estremo come quello spaziale.

Gli esperimenti inerenti le scienze dei materiali e la loro risposta ai fenomeni di biocorrosione sono fondamentali per il futuro: poter realizzare strutture che meglio garantiscano la sicurezza degli equipaggi è considerata dalle Agenzie Spaziali di tutto il mondo una priorità, soprattutto in vista di missioni di lunga durata come quelle verso Marte, previste tra una ventina di anni.

A questo scopo verrà studiato il comportamento di tre tipi di materiali: il Betacloth (un tessuto ignifugo a base di silice che si utilizza anche per le tute spaziali), l’Armaflex (un isolante a base di gomma sintetica altamente flessibile utilizzato sia per applicazioni spaziali che industriali in genere) ed una particolare lega di alluminio utilizzata per la maggior parte dei moduli della ISS e fornita dalla Thales Alenia Space di Torino, da anni leader nella costruzione di strutture spaziali.

L’esperimento partirà dalla base di Cape Canaveral il prossimo febbraio, verrà trasferito a bordo della Iss e vi rimarrà per quattro anni, un periodo eccezionalmente lungo in ambito spaziale, ma necessario per valutare effettivamente il livello di biocontaminazione a carico dei materiali studiati. La missione italiana prevista per il 2014 consentirà poi il suo recupero e il trasferimento al Laboratorio dell’Università della Tuscia per le opportune analisi.

Vale la pena ricordare che le missioni spaziali non sono solo il risultato dello spirito di avventura che da sempre caratterizza il genere umano, non servono solo a “vedere cosa c’è più in là”, ma rappresentano una grande occasione per gli scienziati di tutto il mondo di poter accrescere le conoscenze in tutti i campi del sapere allo scopo di proporre nuove tecnologie e prodotti utili nella vita di tutti i giorni.

Secondo molti economisti non sono altro che un buon investimento, anche se a lungo termine, soprattutto ora che i progetti scientifici vengono selezionati sempre più in base alle ricadute economiche e sociali delle loro future applicazioni.


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