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Viterbo - Interviene Anelli (Idv)
"Un inceneritore è un inceneritore"
Viterbo - 25 ottobre 2010 - ore 19,15

Riceviamo e pubblichiamo - Tanto per cambiare giungono sussurri di proposte nefaste da parte dell'amministrazione comunale di Viterbo. L'ultima, solo in ordine di tempo, è l'inceneritore.

Verrebbe da pensare che la sequenza di eventi minacciati dal centro-destra in ogni sua forma e proporzione (comune, provincia e regione) sia una candid camera in continua evoluzione; un po' come dire "vabbè, vediamo come reagiscono se buttiamo lì anche quest'altra provocazione!".

E di questo passo siamo arrivati ad una prospettiva degna della più allegorica ricostruzione di Springfield, cittadina teatro delle avventure dei Simpson, dove nucleare e brutture sono rese parodie di una comunità in perenne decadenza sociale ed ambientale.

Partendo dalla triste considerazione che la raccolta differenziata a Viterbo sia ancora ad oggi percentualmente risibile, con quartieri ignorati costantemente da qualsiasi miglioria (Santa Barbara, Ellera, Murialdo, Bagnaia, ecc.), dato atto che vi siano in provincia paesi in grado di poter vantare ottime performance nella corretta gestione dei rifiuti, è sotto gli occhi di tutti come il degrado urbano dovuto alla incuria nel capoluogo si "colori" di tanti scorci sporchi.

Purtroppo la spazzatura è una nota dolente dei nostri tempi, soprattutto laddove il problema venga sottovalutato, mal gestito e (non di rado, purtroppo) volutamente tralasciato per arrivare a giustificare l'inevitabilità di provvedimenti peggiorativi. Ed eccoci all'inceneritore.

Questa ipotesi è una non-soluzione ad un problema più che evidente. Laddove non vi sia una programmazione tecnico-scientifica del ciclo dei rifiuti che preveda la separazione dei materiali e ogni attenzione perché si giunga ad un riciclo vicino al 100% (perché si tratta di realtà fattibili, bastano volontà e competenze specifiche), il risultato sarà sempre lo stesso: diluire il problema, allungare la pozione di veleno che ogni cittadino è costretto a sorbirsi.

Una discarica è sempre e comunque una iattura. Per sua natura è un luogo malsano dai confini solo immaginari, dato che poggia su questa terra e arriva alle radici dei luoghi dove staziona. E ne altera il destino. Per sempre. Si tratta di falde acquifere, di aria, di terreni circostanti.

Le tristi immagini di Terzigno evidenziano come i rifiuti possano devastare l'ecosistema e la società che è costretta a convivere con il problema. Nel caso specifico, l'aggravante è insistere su luoghi compromessi da tempo, condannando di fatto alla distruzione un parco nazionale. Una aberrazione vera e propria.

La soluzione non è prendere i rifiuti e gettarli dentro ad un inceneritore, ma fare dei rifiuti materia prima per una riuso, smarcando l'attualità e il futuro dal peso micidiale di un decadimento ambientale altrimenti inevitabile. Esistono oggi le tecnologie perché il riuso divenga realtà. Ma questa opportunità non viene considerata laddove l'immondizia è un business enorme. Chiediamoci perché si vogliano sempre curare i mali e mai prevenirli. La risposta è, perché a qualcuno conviene.

Se vogliamo continuare a far finta di niente, se accettiamo che con parole artificiose lor signori ci prendano per il naso facendoci pagare (in soldi e salute) un inceneritore che scarica diossine (cioè composti tossici e cancerogeni) ad un passo da casa nostra chiamandolo "termovalorizzatore" e dicendo che questo è la "sola soluzione", allora ci meriteremo di subirne tutte le conseguenze. Ma si meritano tutto questo i nostri figli?

Giuseppe Anelli
Coordinamento Provinciale Idv


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