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Viterbo - Appello di Miranda Perinelli (Cgil) contro la "dequalifacazione" dei consultori
Combattiamo per la 194, fermiamo la legge Tarzia
Viterbo - 28 ottobre 2010 - ore 18,15

Miranda Perinelli
Riceviamo e pubblichiamo - La vicenda della sanità viterbese relativamente al riordino della rete ospedaliera programmata della Regione Lazio dalla Presidente Polverini, ha giustamente avuto un grande risalto sulla stampa di questi ultimi mes, perché è evidente e tangibile la preoccupazione che ha provocato tra i cittadini viterbesi. Ma non è tutto.

C’è un altro punto che riguarda la salute e quel pezzo importante del welfare che sono i servizi sociosanitari, che tanto rivendichiamo per il territorio, di questi ne fanno parte anche i Consultori familiari e che non è emerso perché nascosto da tutto questo trambusto, ma altrettanto grave e rischia di passare sotto silenzio.

Mi riferisco esplicitamente alla legge cosi detta “Tarzia” perché è il nome della consigliera regionale di maggioranza che l’ha proposta che prevede la “ Riforma e riqualificazione dei consultori familiari”.

Nel leggere questa proposta di legge si può ben capire che non è una semplice riforma dei Consultori, più o meno condivisibile, ma un manifesto ideologico che di fatto abroga completamente ed esplicitamente la legge istitutiva dei consultori familiari, cioè la legge 15 del 1976, quindi non riforma ma trasforma.

Trasforma in strutture non più sociosanitarie pubbliche finalizzate alla tutela della salute della donna ed all’educazione alla paternità e maternità responsabile ma “istituzioni poste a tutela dei valori della famiglia” con esplicito riferimento “la famiglia tradizionale fondata sul matrimonio” degna di tutela, non altre.

Avrà il compito di “promuovere e difendere la vita fin dal concepimento” specificando che il concepito è già membro della famiglia in palese violazione di una legge nazionale che è la legge 194 del ’78.

La consigliera Olimpia Tarzia vede nei consultori “luoghi asettici” forse negli operatori, che sono tutti professionisti che vi operano e che non condizionano con le loro idee politiche, religiose o morali, le donne che invece vengono accolte con rispetto.

Quindi l’alternativa che viene proposta è la “persuasione” da personaggi che sono volontari ed associazioni che entrano nel consultorio pubblico, co-gestendo i servizi. Vengono introdotte nuove figure professionali “l’esperto di bioetica” o il “consultente familiare” o ancora “l’esperto dell’insegnamento dei metodi di regolazione naturale della fertilità”.

Inoltre la donna che si rivolge ad un consultorio anche per una informazione sull’interruzione della gravidanza, viene messa obbligatoriamente su un percorso di persuasione o dissuasione ed a comunicare in ogni caso la sua decisione affinchè venga verbalizzata e se non lo fa di propria iniziativa può essere contattata direttamente dal consultorio, ma da chi?

La legge specifica che non essendo un percorso sanitario, può essere demandato alle associazioni private ed esattamente “associazioni aventi per finalità la tutela della vita nascente e la promozione della famiglia”, prevede inoltre, per le donne in difficoltà, un aiuto economico con un bonus di 500 euro.

Questa proposta di legge che viene spacciata dai suoi sostenitori come un provvedimento a tutela della maternità, di certo è altro, è un modo subdolo di intervenire per invalidare la legge 194.

Se questa legge verrà approvata, un altro pezzo di welfare territoriale scompare, che è dentro ad un progetto di sanità di questa maggioranza alla Regione, e che ci meraviglia ogni volta, soprattutto per questo specifico tema, il fatto che il Presidente sia una donna.

Rivolgo un appello a tutte le donne di ogni appartenenza politica, di fermare questa legge, di aggiungersi a quella moltitudine di donne e associazione che in tutta la regione si sono già mobilitate, formando un coordinamento apposito raccogliendo migliaia di firme ma soprattutto darne informazione.

Ritengo che in questo caso non ci sia soltanto lo smantellamento di un servizio sul territorio sociale e sanitario, ma che sia un vero ed ulteriore impoverimento culturale, civile, e di libertà individuale.

Miranda Perinelli
Segretaria generale Cgil Viterbo


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