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Pd - Sassi fa coming out
Panunzi? A me me piace
di Arnaldo Sassi
Viterbo - 30 ottobre 2010 - ore 2,40

Arnaldo Sassi
- Ho deciso di firmare per la candidatura di Enrico Panunzi a segretario provinciale del Pd.

L'ho fatto con alcune certezze e molte speranze, nella consapevolezza che il Pd a Viterbo non è mai nato.

Un partito che, sin dai suoi albori, nella Tuscia è stato sempre diviso in tre (chiamatele correnti, fazioni o come volete).

Tre come i big che, col loro strapotere, hanno soffocato la nascita di un qualcosa di nuovo, che doveva mescolare esperienze diverse per avvicinare di nuovo quell'elettorato sempre più deluso e amareggiato da spettacoli più o meno indecenti che si sono succeduti nel corso di questi ultimi tre anni.

Anni caratterizzati solo da una costante: la lotta per il potere, che ha diviso – come Guelfi e Ghibellini – fioroniani, sposettiani e parronciniani, impegnati soprattutto al mantenimento o all'accrescimento delle proprie posizioni piuttosto che a fare politica.

Il risultato di questa faida infinita lo hanno visto tutti: una gestione dell'amministrazione provinciale indecorosa e finita con una fuga indecente; un'incapacità di tessere una tela virtuosa per proporsi come forza di governo, magari dialogando con eventuali futuri alleati (ricordate la storia dell'alleanza con l'Udc per palazzo Gentili?); un fallimento totale e vergognoso nella vicenda Talete, dove un partito dilaniato dai personalismi non è stato in grado di trovare una sintesi decente.

Il congresso provinciale stava riproponendo lo stesso schema, con l'unica novità di Francesco Scialacqua nella veste di “non allineato”, ma destinato (purtroppo) a fare la fine del vaso di coccio tra quelli di ferro.

Ognuna delle tre fazioni però, s'era di nuovo asserragliata nel proprio fortino, proponendo l'uomo-bandierina che avrebbe dovuto garantire quella vincente e affossare i perdenti, nel classico gioco delle alleanze consumatesi nei corridoi, al bar o in qualche ameno ristorante lontano dai confini viterbesi.

Se così fosse stato, nulla sarebbe cambiato e il partito avrebbe continuato a boccheggiare nella sua autoreferenzialità, allontanando ancor di più la gente da un qualcosa che gli apparteneva ogni giorno di meno.

Ma il malessere interno era tale che il livello di guardia evidentemente stavolta era stato superato.

Sicché, tutti coloro che hanno firmato la lettera di sostegno a Enrico Panunzi devono aver pensato che era arrivato il momento di cambiare marcia, di riacquistare una dignità e un orgoglio ormai finiti nell'oblio del tempo che fu. Peccato che il messaggio non sia stato compreso da tutti. Perché nella giornata di ieri c'è stato chi fino alla fine ha tentato di far desistere il buon Enrico dal progetto che una grossa fetta di iscritti aveva ideato, individuandolo poi come l'esecutore materiale dello stesso.

Intendiamoci, il traguardo non è stato assolutamente raggiunto. Anzi, lo starter ha appena dato il via alla corsa. Una corsa che dovrà far nascere nella Tuscia un partito che non c'è e che finora non c'è stato.

E questo – se Panunzi riuscirà ad essere eletto segretario – è il compito più arduo che lo aspetta. L'ex sindaco di Canepina un vantaggio ce l'ha: è sostenuto – per la prima volta a Viterbo – da iscritti di diversa provenienza, con gli ex Ds che si sono miscelati con gli ex Margherita, secondo quello che doveva essere lo spirito di partenza.

Ma il resto dovrà farlo lui. Dovrà abolire le parole fioroniani, parronciniani, sposettiani; dovrà organizzare il partito scegliendo le migliori individualità secondo un criterio prettamente meritocratico; dovrà stoppare qualsiasi tentativo di nepotismo, fenomeno che ha dilagato in questi ultimi anni, provocando guasti inenarrabili; dovrà restituire l'orgoglio di appartenenza a chi è da sempre vicino a questo simbolo e attrarre l'attenzione di chi è deluso o disgustato da un Pdl allo sfascio.

Dovrà insomma, far nascere il Pd.

Dicevo all'inizio di certezze e speranze. La certezza è che questa candidatura nasce da uno schema totalmente nuovo con l'intento di cambiare ciò che doveva essere assolutamente cambiato. La speranza è che Panunzi riesca a raggiungere gli obiettivi di cui ho parlato prima. In bocca al lupo!

Arnaldo Sassi


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