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Provncia - L'assessore Simeone risponde ad Antonelli sulla base della legge regionale
"I funghi sono dell'intera collettività"
Viterbo - 31 ottobre 2010 - ore 17,45

L'assessore Franco Simeone
- “La reazione del presidente dell’Università Agraria di Tarquinia contro un atto dovuto, quale quello con cui lo si avvisa di aver compiuto un atto contrario alla legge, è spropositata e decisamente fuori luogo”.

Non si è fatta attendere la risposta dell’assessore provinciale all’Agricoltura Franco Simeone alle dichiarazioni rilasciate alla stampa dal presidente dell’Agraria di Tarquinia Alessandro Antonelli.

“Antonelli – replica Simeone – usa una terminologia inappropriata laddove fa ricorso ad espressioni come: ‘atto vergognoso’; ‘vero e proprio sopruso’; ‘atto grave richiesto dal Pdl di Civitavecchia, cui ha obbedito ciecamente l’assessore’. Totalmente infondata infine l’accusa seconda la quale ‘Simeone farà randellare i raccoglitori tarquiniesi dalla Polizia provinciale’.

Insomma – chiarisce l’assessore provinciale - al di là del linguaggio usato, da certe dichiarazioni traspare una visione della gestione della cosa pubblica da parte di Antonelli, quantomeno singolare.

Anziché buttarla in politica, facendo ricorso ad una propaganda sterile e di basso profilo nella speranza di chissà cosa, Antonelli farebbe bene a rispettare le leggi.

E cosa prevede la legge regionale in materia di funghi, la numero 32, approvata dal suo compagno di partito Badaloni all’epoca in cui guidava la Regione Lazio?

“Semplice – aggiunge Simeone – stabilisce che i funghi non sono dei proprietari dei terreni e di chiunque può vantare un diritto reale su quei suoli, ma sono dell’intera collettività regionale, tramite il possesso di una autorizzazione alla raccolta rilasciata dalla Provincia e dietro il pagamento di una tassa regionale.

Il consiglio regionale ha anche escluso la possibilità da parte di proprietari e conduttori di riservarsi la raccolta. Quando fu approvata questa legge qualcuno parlò di vera e propria espropriazione del diritto di proprietà e di incostituzionalità della norma. Ma la legge non è stata mai cambiata, né cancellata, e dunque deve essere rispettata.

In realtà – spiega ancora l’assessore provinciale - a particolari condizioni, si possono istituire riserve di raccolta, facoltà questa non concessa ai comuni, né alle università agrarie, né ai privati proprietari, ma alla sola Provincia. Questa disposizione non ci entusiasma, ma la legge deve essere rispettata, sempre e comunque, fino a quando è in vigore.

Risulta strano che l’avvocato presidente Antonelli, non abbia mai letto queste norme e mai suggerito alla sua compagna di partito, l’ex assessore regionale Valentini, della quale è sempre stato, a differenza nostra, un grande estimatore, di approvare un emendamento per derogare dette disposizioni in favore delle università agrarie (ma forse non lo poteva fare).

Solo così, seguendo appositi percorsi istituzionali, si fanno gli interessi dei cittadini e non con i colpi di mano. Anche perché, dopo aver letto la notizia divulgata su tutti i quotidiani locali relativamente all’istituzione della riserva, gli uffici della Provincia si sono messi in contatto con lo stesso presidente, chiedendogli di inviare le carte per concordare percorsi legittimi.

Antonelli – prosegue Simeone - ha rifiutato qualsiasi confronto, trincerandosi dietro l’opposta appartenenza politica e così la Provincia, competente in materia, ha dovuto acquisire la delibera tramite la polizia provinciale”.

Dello stesso avviso sembra essere anche il coordinamento provinciale del Corpo Forestale dello Stato che ha inviato una richiesta di chiarimenti alla Regione Lazio, fortemente critica sull’operato dell’Università Agraria.

“Pertanto ripetiamo: finché la legge regionale non sarà cambiata, o la Regione Lazio non darà un'interpretazione che concede al proprietario di riservarsi la raccolta dei funghi, qualsiasi cittadino provvisto di tesserino provinciale e in regola con il pagamento della tassa, rispettando le regole, potrà raccogliere i funghi sul territorio regionale, non legittimamente tabellato dalla Provincia.

Questo vale per Tarquinia, Vetralla, Tuscania, Acquapendente, Vejano, Monteromano, ecc. Chi lo allontana con minacce o gli commina sanzioni – conclude Simeone - commette pertanto un abuso penalmente perseguibile”.



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