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Acquapedente - Forze politiche di ogni schieramento unite contro il nuovo piano sanitario regionale
Tutti insieme per difendere l'ospedale
Viterbo - 3 ottobre 2010 - ore 18,45

Alberto Bambini
- Sale alta nella domenica aquesiana la “voce politica” del centro sinistra aquesiano sul tema piano sanitario.

Ad affiancare quella istituzionale del sindaco Alberto Bambini. “Il presidente Renata Polverini - sottolinea in una nota informativa il Partito Democratico del segretario Maico Pifferi - ci regala la chiusura del nostro ospedale.

Noi non possiamo far altro che stare a fianco dei cittadini per salvaguardare il diritto costituzionale alla salute e, se necessario, attivare anche iniziative di protesta clamorose come approvare la scelta comunale di un referendum per il cambio giurisdizionale di ente regionale”.

Non mancano frustate per i locali responsabili dell’ormai ex gruppo Forza Italia e per i loro candidati provinciali e regionali che orbitano attorno all’”entourage” della governatrice.

“Vergognoso - sottolineano - il loro silenzio assordante”.

Più dettagliata la presa di posizione del Circolo di Rifondazione Comunista. Che da oltre trenta anni ha portato avanti “senza peli sulla lingua” battaglie garibaldine per difendere la struttura.

“Il nuovo piano di tagli espresso dalla Polverini - sottolinea la nota informativa redatta dal gruppo coordinato da Stefano Ceccarelli - spazza via il diritto di noi cittadini alla salute. Mettendo sullo stesso piano i territori del viterbese con quelli della capitale.

Rubando di fatto sul rapporto tra numeri posti letto ogni mille abitanti. In una sorta di vero e proprio gioco da imbroglioni. Nel ribadire che noi non ci stiamo a tutto questo, sottolineiamo la nostra ferma opposizione a questo ulteriore tentativo regionale che, nonostante tutti i piani di razionalizzazione del servizio ospedaliero presentati nel tempo dalla nostra amministrazione comunale, insiste nel voler privare Acquapendente ed anche il territorio circostante di un suo punto di riferimento per la salute pubblica.

Non ci resta che esortare tutti a collaborare con il Comune per intraprendere ogni forma di lotta possibile. Convintissimi che i 3.068 posti letto che verranno cancellati non sono sicuramente una coincidenza. Ma non altro un piano di risanamento in grado di favorire il settore sanitario privato.

Ad avvalorare tutto questo, anche e soprattutto che fino a pochi giorni fa i posti letto che erano disponibili nella nostra struttura erano impropriamente sommati a quelli di Roma. Per un risultato totale di un numero superiore a quello reale configurando così la chiusura ospedaliera di un presidio periferico come il nostro con un “bel gioco di prestigio”.

Facciamo quindi appello a tutte quelle forze politiche che vogliono incidere la parola fine a questo grave tentativo di smantellare un altro tassello organizzativo di una sanità italiana che, nonostante la Polverini e la sua cricca, risulta essere ancora una delle migliori al mondo.

Quella che chiamano riconversione, sembra essere un piano piuttosto ben studiato per raggiungere obiettivi nemmeno troppo velati. Se li poniamo nello stesso calderone assieme a privatizzazione acqua e trasporti, tagli alla scuola, ritorno al nucleare, ponte sullo stretto “risorto”, proliferare di tariffe autostradali e altre amene soluzioni dei nostri amministratori nazionali”.


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