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Viterbo - Alessia Ercoli riflette sullo strappo di Mirabello
"Ma Fini come pensa di andare avanti?"
Viterbo - 10 settembre 2010 - ore 17,30

Riceviamo e pubblichiamo
- Esprimo delle considerazioni in merito alla situazione politica nata dallo “strappo” di Gianfranco Fini con il Popolo della Libertà che ha ridisegnato lo scenario politico nell’ambito del centrodestra.

Le parole del Presidente della Camera a Mirabello hanno segnato di fatto una netta e traumatica spaccatura all’interno del nostro partito.

Fini domenica a Mirabello ha fatto un discorso contro la maggioranza che lo ha eletto.

Ha affermato che il Pdl non esiste più, che il partito che aveva immaginato e che aveva coofondato con il Presidente Berlusconi è finito con la Sua espulsione, degna delle peggiori pagine dello stalinismo”.

Un’espulsione, una repressione brutale e incompatibile con un partito che si definisce liberale.

Altresì ha aggiunto che si deve andare avanti, avanti con la politica, avanti senza ribaltoni ma con un nuovo patto per arrivare a fine legislatura.

Mi chiedo: Gianfranco Fini come pensa di andare avanti per arrivare a fine legislatura?

Innanzitutto come può pensare che possa continuare un’azione di Governo con il Popolo della Libertà dopo aver costituito un partito “Futuro e Libertà per l’italia”, definito l’incarnazione dello spirito autentico del Pdl e cosa ancora più grave un gruppo parlamentare ?

Riveste ancora la carica di Presidente della Camera, incarico ottenuto grazie alla fiducia avuta ad inizio Legislatura e che oggi non possiede più.
Un passo indietro.

Ricordo perfettamente quando nel 1995 il Premier Silvio Berlusconi diede le dimissioni in una situazione diametralmente opposta a quella di oggi con le parti esattamente invertite.

L’allora Presidente della Camera Irene Pivetti rimase sullo scranno più alto di Montecitorio fino alle successive elezioni, dopo che si era consumato il ribaltone.
La fotocopia di quanto sta accadendo in questi giorni, con il suo discorso di Fini da leader politico contro la maggioranza che lo ha eletto, ma sempre da Presidente “super partes” della Camera.

Tra coloro che chiedevano le dimissioni di Irene Pivetti invocando l’incompatibilità dell’allora Presidente della Camera dei Deputati nel suo ruolo di garante c’era anche Gianfranco Fini che ora liquida come analfabetismo costituzionale i rilievi sulla sua incompatibilità da leader del nuovo partito con la carica rivestita.

Nel Febbraio 1995 con precisione il 13 affermò che la terza carica dello Stato doveva essere “super partes” e non poteva affermare “ora non parlo come Presidente della Camera”.

Quanto sopra riportato è l’identico paradosso che ora investe Gianfranco Fini che ad oggi non ci trova nulla di anomalo.
In questa fase ritengo sia lecito porsi degli interrogativi.
Come ha potuto Fini tradire i valori predicati per tutta una vita e condivisi da tantissimi elettori?

Il tradimento umano prima ancora che politico, grida vendetta al cospetto di coloro che lottarono prima di Fini e quindi oggi costituiscono la base e il cuore della Destra che “credo” non intenda seguire i principi propagandistici della sinistra.

La sensazione, netta e desolante, è che Fini in realtà punta a conquistare i voti degli avversari di sempre pur di assurgere alla carica prefissata.

Fini a mio parere lascia dietro di se una sensazione di vuoto morale e umano.
Non vi è più traccia del politico combattivo e coerente che aveva suscitato grandi speranze e attese fra i sostenitori della Destra conservatrice e moderata, una volta chiusa – giustamente – la stagione della “nostalgia” con Fiuggi.
Fini a Mirabello ha fatto “chiarezza” sulla Sua attuale collocazione politica ma si è dimenticato di spiegare cosa farà.

Spero che la posizione presa porti ad un gesto di responsabilità, responsabilità che non può certo concretizzarsi con la permanenza dei Finiani all’interno dei massimi organi politici Nazionali e naturalmente anche Viterbesi del Pdl.

Concludo: gli antichi scrittori ecclesiastici dicevano “ traditore” che per timore della morte consegna ai gentili qualche esemplare delle Sacre Scritture : e forse il “qui me traditurus est” del Vangelo riferito a Giuda ha accreditato, osserva il Manno, l’uso odioso di tal vocabolo.

Alessia Ercoli


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