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Lettere al direttore - Andrea Bentivegna torna sulla proposta di far rivivere Volo D'Angeli
Non lasciamo le Macchine nel dimenticatoio
Viterbo - 14 settembre 2010 - ore 2,15

Volo D'Angeli
Riceviamo e pubblichiamo - Egregio direttore,

volevo in primo luogo ringraziare quanti hanno accolto con entusiasmo la mia proposta e anche coloro che non l'hanno condivisa.

Reputo davvero opportuna la discussione che è seguita dalla quale, comunque, emerge una diffusa insofferenza per ciò che questa festa sta diventando. Le colpe credo siano di tutti, dei tempi che sono cambiati, e tutti noi, che senza rendercene conto, ogni anno perdiamo un po' del fascino di questa festa.

Credo il dibattito possa quantomeno essere utile a tutti noi per adoperarci per questo, per cambiare, o meglio, per recuperare qualche cosa.

Vorrei anche ringraziare chi si è interessato attivamente a questa proposta e la famiglia Zucchi che, spesso dimenticata in questi giorni mentre si parla del Volo D'Angeli, continua a impegnarsi per mantenerne viva la memoria e allo stesso tempo raccogliere, con una onlus, dei fondi da destinare al monastero di Santa Rosa.

Ci tenevo infine a precisare un aspetto di questa proposta. Riproporre il Volo D'Angeli in occasione del "Giubileo" del suo primo trasporto vuole essere un'occasione non solo per un trasporto che può apparire, in questo modo, anacronistico o antistorico, bensì una importante opportunità per ricostruire questo capolavoro ormai perduto e conservarlo per le successive generazioni.

Credo che tutte le macchine vadano conservate e questa proposta va in questo senso... magari si potrebbe iniziare conservando quelle ancora esistenti e ricostruire invece in occasione dei 50 anni dal loro primo trasporto le 4 o 5 macchine andate ormai perdute.

Si potrebbe infine immaginare uno spazio dove conservare e ammirare smontate le macchine. Sarebbe più facile reperire uno spazio del genere piuttosto che un anonimo capannone alto quaranta metri e darebbe anche la possibilità di ammirare particolari che di solito sfuggono alla vista.

Per poi esporre invece le macchine, montate e illuminate, in alcune piazze del nostro centro storico, magari nel mese di settembre dato che a mio parere una macchina, per quanto bella, senza la scenografia di vie e viette e piazze nostrane non solo apparirebbe assai meno imponente ma perderebbe molto del suo fascino.

Riproporre quella che è stata la più bella e amata delle macchine "moderne" e farla sfilare vuole essere un omaggio alla nostra storia, a Giuseppe Zucchi e ai fatti di quel 3 settembre 1967 che entrarono nella storia, ma anche un punto di partenza per iniziare un riflessione e una riscoperta della storia di questa festa, degli uomini che ne hanno fatto la storia, costruttori, facchini, ideatori.

Da Papini a Vittori, Russo, Joppolo, Ascenzi, Andreoli-Cesarini-Cappabianca, Palazzetti-Valeri, Salcini, Paccosi, Bordoni, Spadini e di coloro di cui non si conosce il nome.

E' la nostra storia, sono persone che hanno fatto la storia della nostra città. Oggetti che rappresentano l'arte, unica e singolare, di Viterbo, il nostro artigianato.

Alcune città sono disposte a spendere milioni per una scultura, spesso di dubbio gusto, da porre in una piazza. Noi ne abbiamo a disposizione di uniche, spesso splendide, che rappresentano la nostra storia (fatto raro), e le gettiamo via perdendo con loro il ricordo degli artisti, dei facchini e degli anonimi artigiani che le resero "il campanile che cammina".

Andrea Bentivegna


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