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L'angolo della psicologia
La morfopsicologia...
di Angelo Russo
Viterbo - 1 settembre 2010 - ore 14,15

Angelo Russo
- Quando gli occhi dicono una cosa e la bocca un’altra, l’uomo avveduto si fida del linguaggio dei primi. (Ralph Waldo Emerson)

Che gli occhi siano lo specchio dell’anima, più che un luogo comune, sembra una convinzione che si è radicata nel tempo. Sicuramente fa parte di uno dei quei modi di dire che abbiamo acquisito come rigide formule matematiche e che in parte coscientemente ripetiamo quando ce ne capita l’occasione.

D’altra parte la letteratura è piena di rimandi al “linguaggio” degli occhi e dello sguardo. Bella la poesia di Herman Hesse, occhi scuri:

Oggi in questa notte calda / dolce come il profumo di fiori esotici, / svegliati da una vita che scotta. / La mia nostalgia ed il mio amore / è tutta la mia fortuna e sfortuna / è scritta come una muta canzone / nel tuo sguardo oscuro da fiaba. / E’ la mia nostalgia ed il mio amore, / sfuggito al mondo e ad ogni suo rumore, / si è costruito nei tuoi occhi scuri / un segreto trono da re.

Ma occhi a parte sembra che la nostra interiorità possa manifestarsi anche attraverso tutto l’involucro esterno del corpo: dai capelli, alle mani o anche dal modo di muoversi o gesticolare, o addirittura dalla forma del viso.

«Hai visto che muso lungo»?
E’ questa la frase che spesso viene usata per indicare la poca disponibilità a sorridere di una persona, ma anche la sua inquietudine o, nei casi più frequenti, diventa un modo per comunicare di essere arrabbiati.

Perché si usa questo tipo di espressione? Cosa c'è all’origine di frasi che spesso per abitudine diciamo, conoscendone il significato, ma non sempre il motivo che lo ha determinato?

Il professor Renzo Canestrari, direttore dell’istituto di Psicologia nell’università di Bologna, studioso e autore di numerosi testi afferma che, a due schemi, uno ellittico e uno circolare, corrispondono due qualità espressive opposte: il primo è percepito come patetico/mesto/serio/triste/, il secondo come sereno/giocondo/contento/.

Tale ipotesi fu rafforzata dal Canestrari con il seguente esperimento: presentò a due diversi gruppi di soggetti un’ellisse e un cerchio, con le seguenti istruzioni "un caricaturista intendeva disegnare una faccia, quando è stato interrotto a questo punto".

Se avesse potuto finire quale espressione avrebbe dato alla faccia? Dalle risposte ottenute è risultato che l'ellisse suscita l'impressione di mestizia e di raccoglimento, e il cerchio quella di serenità e gioia. La morfopsicologia è nata da una tecnica empirica: si basa sull'osservazione dei fatti legati a un’esperienza continuata per varie generazioni.

Si presuppone che un evento che accade numerose volte non possa essere classificato semplicemente fra gli accidenti fortuiti. Tali studi hanno quindi portato ad accomunare le forme del viso, in particolare, e altre parti del corpo, alle differenze di personalità e carattere. Un’indicazione che può essere definita la sintesi del nostro volto, è data dallo studio del profilo. I vari profili si possono distinguere in concavi, verticali, convessi, misti, normali.

Profilo concavo: è quello in cui si nota una rientranza nella parte bassa della fronte, una concavità anche nel naso e nel mento. Tale profilo denota un carattere un po' freddo e dotato di autocontrollo; manifesta inoltre doti di prudenza, riflessione, costanza, intelligenza e sensibilità.

Profilo verticale: si definisce in tal modo il profilo che ha pochissime sporgenze o rientranza. Denota sobrietà di carattere, acutezza nell'osservare e giudicare. Capacità di apprendimento in breve tempo. Chi possiede questo profilo ha carattere fermo, non si lascia impressionare facilmente, ed è piuttosto ostinato nel raggiungere gli scopi che si prefigge.

Profilo convesso: vi rientrano le persone che hanno, naso a punta, labbra prominenti e mento sfuggente, la fronte deve essere abbastanza sporgente. Questo profilo è caratteristico di chi possiede una mente molto agile, notevole velocità di pensiero, curiosità vivissima, smania di realizzare tanti progetti.

Nella pratica questi soggetti si mostrano incostanti nei loro entusiasmi; tuttavia sanno sempre ricaricarsi, e trovano spesso il sistema di raggiungere risultati vantaggiosi sia in campo economico sia professionale.

Profilo misto: profilo in cui concavità e convessità si alternano. Questo profilo appartiene a persone con carattere forte e contraddittorio.

Profilo regolare: dalle persone che lo appartengono non c'è da aspettarsi grandi voli di fantasia; sono persone comunque equilibrate che sanno sempre inserirsi armoniosamente nell'ambito familiare, sociale professionale.

Angelo Russo


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