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L'opinione di uno sporco comunista
Pd, ma che brutto spettacolo
di Valerio De Nardo
Viterbo - 1 settembre 2010 - ore 3,30

Valerio De Nardo
- Il Partito Democratico, piaccia o meno, è la principale forza del centrosinistra, quindi il fulcro di ogni possibile alternativa alle politiche di Berlusconi ed alla maggioranza che lo sostiene in Parlamento e che, giù per li rami, governa gran parte delle regioni e degli enti locali.

Al Pd, ai suoi militanti come ai suoi dirigenti, è quindi dovuto il giusto rispetto da rivolgere ad un grande partito, figlio delle più importanti storie e tradizioni del campo progressista democratico.

Fatta questa doverosa premessa ritengo però che, proprio per questi motivi, coloro i quali nel campo democratico e progressista riconoscono la propria collocazione, pur non essendo iscritti al Pd, possano giustamente pretendere che quel grande partito sia tale nelle scelte e nei comportamenti.

Pierluigi Bersani vuole preparare “giorni migliori per l’Italia”: perché magari non si comincia a farlo dalla periferia?

Il segretario del Pd chiama alla mobilitazione invitando a “suonare le nostre campane”? L’impressione è che i campanari della Tuscia siano preoccupati di darsele di santa ragione piuttosto che di suonare la riscossa.

In questi anni molte persone, nella società e nelle istituzioni, anche trasversalmente agli schieramenti politici, si sono impegnate affinché il controllo e la gestione del ciclo delle acque nell’ambito territoriale viterbese rimanesse pienamente in mano pubblica. La sfida che intendevano lanciare era quella di ottimizzare e rendere efficiente il servizio preservando l’interesse dei cittadini, a partire da un equilibrato sistema tariffario.

Ad oggi, purtroppo, quella sfida appare sempre più vicina alla sconfitta, il che significherebbe aprire un’autostrada alla gestione privata, formula che fino ad oggi non ha portato grandi progressi dove è stata sperimentata nel nostro Paese (per informazioni in merito chiedere agli abitanti di Aprilia o di qualche provincia toscana).

La partita che si gioca sull’acqua, in Italia come nel resto del mondo, ha una importanza decisiva per lo stesso futuro di popoli e territori. Il milione e quattrocentomila firme che il Forum italiano dei movimenti per l’acqua ha raccolto negli scorsi mesi a sostegno dei tre quesiti referendari per la “ripubblicizzazione” delle forme di gestione del servizio idrico integrato sono il segno di una consapevolezza diffusa, che intende affermare un diritto collettivo su un bene comune.

E mentre questo dovrebbe essere il cimento, i nostri amici democratici della Tuscia che fanno? Giocano le loro partite di partito, si riposizionano, modificano gli equilibri e i rapporti di forza interni esibendo uno spettacolo quanto meno triste se non indecoroso.

Stefano Bonori è stato un amministratore apprezzato. Claudio Curti è senz’altro un tecnico competente. Non è dunque questione di nomi quanto piuttosto questione di stile.

Come si può pensare di costruire consenso ad una alternativa di governo, a tutti i livelli, se quello che si restituisce ai cittadini è la percezione di una battaglia furibonda per il potere, se alla “vocazione maggioritaria” si sostituisce una pura e semplice “vocazione autorferenziale”?

Il Pd, sia consentito ricordarlo, ha annichilito le forze alla sua sinistra, ha lasciato spazio al populismo (per quanto a volte meritorio) di Antonio Di Pietro. Ma, soprattutto, ha riscritto un intero sistema di partecipazione democratica, annullando spesso sedi e luoghi di confronto e dando spazio ad “aree” e gruppi interni troppo competitivi e rissosi, a volte finanche settari.

Non credo che si possa a lungo sostenere una organizzazione politica nella quale si cerca di sopraffarsi a vicenda, di far fuori i competitors, di premiare la fedeltà piuttosto che la lealtà, di escludere invece che di tenere assieme.

Personalmente guardo con grande interesse alla proposta che Pierluigi Bersani ha rilanciato qualche giorno fa sulle colonne della Repubblica: un nuovo Ulivo e una più ampia Alleanza per la democrazia possono risultare davvero percorsi capaci di condurre all’apertura di una nuova stagione politica e non sterili formule politicistiche.

Ma ciò sarà possibile solo rilanciando la partecipazione, aprendo porte e finestre, mettendosi, tutti!, in discussione, non certo dando l’impressione di occuparsi degli affari propri piuttosto che di quelli dei cittadini.

Valerio De Nardo


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