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Viterbo - Intesa per superare la crisi nella castanicoltura
Regione e Provincia insieme contro il cinipide
Viterbo - 21 settembre 2010 - ore 15,30

Franco Simeone, assessore provinciale
Francesco Battistoni, presidente della commissione Agricoltura
Angela Birindelli, assessore regionale all'Agricoltura
Maurizio Palozzi, sindaco di Canepina
- Il tema è tra i più importanti tra quelli che riguardano il territorio viterbese, e l’affluenza di questa mattina nella sala conferenze della Provincia di Viterbo lo ha dimostrato.

Sindaci, amministratori e rappresentanti delle associazioni di categoria hanno infatti partecipato oggi al convegno organizzato a Palazzo Gentili sul problema della crisi della castanicoltura a causa della diffusione cinipide galligeno.

All’iniziativa, organizzata dall’assessore all’Agricoltura della Provincia di Viterbo Franco Simeone, hanno partecipato il presidente della commissione Agricoltura della Regione Lazio, Francesco Battistoni, e l’assessore regionale alle Politiche agricole, Angela Birindelli.

“Per la prima volta nella storia noi tre rappresentiamo la filiera corta dell’agricoltura della Tuscia – esordisce l’assessore Simeone, riferendosi alla provenienza viterbesedi tutti e tre –, la nostra collaborazione è costante e continua, specie su un problema come quello del cinipide che sta mettendo in crisi l’intero comparto della castanicoltura. Un settore che, insieme a quello delle nocciole, incide fortemente sull’agricoltura viterbese, la quale costituisce il 39 per cento del prodotto interno lordo della Tuscia. Se soffre il comparto castanicolo, soffre tutta l’agricoltura locale”.

Per questo motivo, i sindaci dei Comuni colpiti dalla diffusione del cinipide, specie nella zona dei Cimini, hanno elaborato un documento bipartisan in cui viene chiesto alla Regione Lazio e alla Provincia di Viterbo di intervenire a sostegno dei castanicoltori.

Il testo, letto durante il convegno dal primo cittadino di Vallerano, Mauro Giovannini, che ne ha coordinato la stesura, passerà ora all’esame dei diversi consigli comunali, e prevede, oltre al riconoscimento dello stato di calamità per i territori interessati, l’impegno delle amministrazioni regionale e provinciale per:

l’istituzione di un fondo per l’indennizzo del disagio economico da riconoscere alle aziende e alle famiglie occupate nel settore della castanicoltura e della nocciolicoltura, secondo i parametri e i metodi che l’assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio provvederà ad emanare;

l’istituzione di un centro di produzione, a livello regionale, del Torymus Sinensis, insetto antagonista idoneo alla lotta al cinipide del castagno e alla ricostruzione dell’equilibrio ambientale nelle zone infestate;

l’emanazione di una direttiva regionale per la regolamentazione dei trattamenti fitosanitari in base alla quale i Comuni possano predisporre ordinanze di sospensione di trattamenti con prodotti fitosanitari che, sebbene certificati per l’uso sul castagno, possano vanificare, danneggiare o ritardare il programma di riequilibrio dell’ecosistema già approvato e finanziato dalla Regione Lazio con il lancio del torymus sinensis;

l’intensificazione dei controlli, da parte degli organi preposti, affinché le direttive regionali e le ordinanze sindacali siano rispettate e affrancate da forme di raggiro o da surrettizie tipologie di trattamenti alternativi.

“Senza il sostegno della Regione – chiarisce Simeone – la Provincia può fare poco. Però insieme al presidente Battistoni e all’assessore Birindelli possiamo lavorare fianco a fianco per trovare una soluzione al problema a breve. La ricerca in agricoltura è importante, ma a volte ha tempi lunghi e i nostri castagneti nel frattempo rischiano di sparire.

Serve un sostegno vero, un ristoro economico per i coltivatori colpiti dalla crisi, per alleviarne i disagi e per lasciare loro la speranza di poter continuare a lavorare nel settore agricolo”.

“Questa è una problematica a cui abbiamo sempre prestato molta attenzione – interviene il consigliere Francesco Battistoni, presidente della commissione Agricoltura della Regione Lazio – e sulla quale l’amministrazione regionale è molto sensibile.

E’ in atto una lotta biologica al cinipide attraverso il Torymus, un’azione di ricerca mirata in collaborazione con l’Università degli studi della Tuscia, che presuppone però tempi non brevi: per ottenere gli obiettivi che tutti speriamo occorre avere pazienza. I primi risultati positivi stanno comunque arrivando. In commissione stiamo poi lavorando, in collaborazione con il sindaco di Vallerano Mauro Giovannini, alla revisione della legge 53/74: per apportare le necessarie modifiche a mio avviso sarà fondamentale la collaborazione con le associazioni di categoria e le amministrazioni locali.

Insieme noi un percorso lo possiamo tracciare – conclude Battistoni – per dare, in un periodo temporale medio-breve, una risposta ai coltivatori. La disponibilità mia e della Regione Lazio sono totali, in un’ottica di grande collaborazione e di confronto con l’assessore Franco Simeone, il quale si fa interprete delle istanze del territorio della Tuscia”.

“La Regione Lazio sta stilando un programma dio interventi per la lotta al cinipide – dichiara l’assessore regionale Angela Birindelli, a cui vengono affidate le conclusioni del convegno -.

Con l’Università degli studi della Tuscia è stato avviato un piano triennale per la ricerca e per la prossima primavera è previsto un nuovo lancio del Torymus in tutte le province del Lazio. La sperimentazione è l’unica azione concreta per ottenere dei risultati utili, anche se questi arriveranno a lungo termine. Le aspettative, tuttavia, sono molto buone.

Il primo ottobre incontrerò i rappresentanti delle Province del Lazio e dei Comuni interessati dall’emergenza cinipide, per coinvolgerli tutti nelle attività regionali.

In modo da reperire le risorse necessarie ad alleviare i disagi dei coltivatori, stiamo valutando di poter usare a tale scopo i fondi per gli usi civici e per il miglioramento boschivo. L’idea principale in questa battaglia – conclude – è quella di creare un centro di allevamento di Torymus qui nel Lazio: il sito potrebbe essere la ex sede dell’Arsial, ora inutilizzata, a Caprarola, qui nella Tuscia. In due anni contiamo così di avere una copertura di antagonisti naturali al cinipide per coprire le esigenze dell’intera regione, divenendo così autosufficienti”.


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