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L'angolo della psicologia
L'altra violenza, quella non fisica
di Angelo Russo
Viterbo - 22 settembre 2010 - ore 3,20

Angelo Russo
- La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci.
(I. Asimov)

Che le donne siano oggetto di vari tipi di violenza è sotto gli occhi di tutti, basta leggere i quotidiani: stupri, discriminazioni, ragazze obbligate a prostituirsi e, in qualche estremo caso, omicidi.

Un capitolo a parte merita la storia di questi giorni che ha come protagonista Sakineh e che sta mobilitando tutto il mondo occidentale.

Poi esiste lo stalking che, anche se in forma minore, può annoverare tra le vittime anche gli uomini. E’ un reato che dal 2009 è punito per legge.

In Italia, se un individuo affligge un’altra persona attraverso varie forme di persecuzione, creando nella vittima paura e ansia, può essere condannato per stolking (art.612-bis c.p. D.L. 23 febbraio 2009, n. 11 convertito in legge 23 aprile 2009, n. 38.

Esiste un altro tipo di violenza che, pur non arrivando alla violazione fisica del corpo di un’altra persona, o alla vera e propria persecuzione, difficilmente decifrabile, riveste un’enorme importanza per la vastità del fenomeno e per gli effetti negativi che ha sulla psiche della vittima.

Questa violenza è considerata meno sconvolgente dei reati già descritti, ma, in realtà evidenzia una forma non trascurabile di discriminazione sessuale.

Avviene preferibilmente negli ambienti di lavoro dove il contatto obbligato favorisce l’azione. La tecnica non è univoca ma si fonda principalmente su due diversi modi d’azione.

Nel primo caso la richiesta, comunemente di natura sessuale, è palese; in altri casi non c’è una richiesta specifica, ma il “molestatore” cerca di instaurare un gioco fondato sull’ambiguità, sul “far capire – senza dire”.

In quest’ultimo caso esiste anche la vigliaccheria, da parte di chi molesta, di avere sempre la possibilità di tirarsi indietro, “cadendo dalle nuvole”, facendo perfino l’offeso, in caso di non disponibilità, o reazione, da parte della vittima.

Questo tipo di tormento è possibile che avvenga tra colleghi, ma l’azione è facilitata, e quindi più frequente, quando esiste un rapporto di dipendenza contrattuale.

La disoccupazione e la conseguente ricerca disperata di un posto di lavoro, in questi ultimi anni, hanno favorito il dilagare di questa piaga sociale. In passato questo fenomeno veniva quasi esclusivamente descritto come prassi abituale per fare carriera nel frivolo mondo dello spettacolo: la giovane ma piacente sconosciuta, se voleva l’apparizione (poco più di una comparsata) nel film di successo doveva mostrare le sue “qualità” al regista oppure al produttore.

Oggi, di questo tipo di violenza esistono migliaia di casi al giorno, sembra anche per far carriera politica. Della serie il potere logora chi non l’ha. Molto subdola all’inizio si presenta sotto forma di sentimenti diametralmente opposti alle vere intenzioni. La vittima designata è circuita con fare ammaliante e soggiogata da svariate promesse per migliorare la situazione lavorativa.

L’accordo tacito è quello di mostrare un po’ di gratitudine ed essere accondiscendente. Non sempre l’azione è mirata a contropartite sessuali, ma esistono le più svariate forme di gratificazione.

C’è il titolare d’azienda che vorrebbe avere la segretaria sempre pronta al sorriso, disponibile ad ascoltare i suoi problemi e sempre in piena forma da mostrare ai suoi clienti come una bella pianta d’arredamento - deve spettare a lui naturalmente il compito di “curarla e innaffiarla” - il lavoro passa in secondo piano e il vero intento è di coinvolgerla sempre più nelle proprie cose personali.

Inconsciamente la segretaria diventa una sorta di specchio sulla quale investire le frustrazioni legate alla propria insicurezza di fondo fino a quando, ed è la fine, la vittima non mostra di essere animata e fornita di “bagaglio pensante”.

Nel migliore dei casi è collocata ad altro incarico, più frequentemente licenziata. La “donna/pianta da accudire” deve essere bella e fiorita solo per il suo capo, guai se dona il proprio profumo ad altri, la collera e la gelosia potrebbero innescare anche forme di cattiveria e ritorsioni.

Angelo Russo


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