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Pd - I "Non allineati" cercano soluzioni per far uscire il partito dalla crisi
Dobbiamo recuperare le piazze e i giovani
di Giuseppe Ferlicca
Viterbo - 23 settembre 2010 - ore 2,40

Francesco Scialacqua
Andrea Egidi osserva con attenzione
Francesco Serra
- Scandaloso Pd. Ci sono tre correnti che si accoppiano, poi si lasciano. Senza vergogna.

Ma il kamasutra delle alleanze è finito. A sentenziarlo, forse in un nuovo impeto moralista, Francesco Ciprini ieri sera all'incontro dei non allineati.

Una cinquantina di persone, deluse da come la classe dirigente locale ha cresciuto il partito nei suoi primi tre anni. Non tutto è perduto.

Intanto c'è un congresso alle porte.

E se la sveglia non dovesse suonare per i tre capi corrente, i non allineati sono pronti a scendere in campo con una loro mozione e un candidato alla segreteria provinciale.

“Dobbiamo uscire dalla gabbia in cui ci siamo rinchiusi – spiega Ciprini - recuperare le piazze e i giovani. Vado in giro e vedo amministratori di centro destra che parlano con la gente. I nostri non si vedono. Dobbiamo recuperare”.

A sciogliere il ghiaccio, Francesco Scialacqua. Un giovane. Un segnale. “La dirigenza non ha raggiunto l'obiettivo che si era prefissato – precisa - siamo vittime di discussioni interne. Occorre recuperare credibilità”.

Tra i presenti, oltre a Ciprini, i consiglieri Serra e Quintarelli, Fabio Scalzini, Sandro Mancinelli, Antonio Rizzello. Ma in sala si sono visti anche Andrea Egidi, attento osservatore, Lucia Catanesi ed Enrico Panunzi. A braccetto sul terrazzo con Ciprini.

E' un momento di disagio per il partito. “Proviamo a smuovere le acque – osserva Serra – il passo successivo è l'uscita dal partito. Io sono moderato per natura, ma siamo la formazione politica delle rivoluzioni mancate. Penso solo alla sanità. Siamo stati incapaci di fare autocritica anche a livello provinciale”.

Mentre Rizzello precisa: il Pd è degli iscritti, di chi si mobilita. Di nessun altro. “Invece il territorio non è rappresentato – spiega Rizzello – i dirigenti sono scelti per ragioni d'amicizia. Io stesso, sono stato indicato non dal circolo locale, ma perché all'epoca ero assessore provinciale”.

Sandro Mancinelli, invece propone una cura più drastica. “Sono maoista – sostiene – occorre bombardare il quartier generale. In tre anni abbiamo perso la metà dei voti. Siamo il partito dei limiti ai mandati, salvo fare subito deroghe. Non funziona così. Se c'è una regola, a chi tocca tocca”.

Magari il Pd ha trovato la cura giusta.


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