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Viterbo - Linda Natalini (Pd) soddisfatta per l'annullamento della "delibera indigesta"
Mense, bene lo stop degli aumenti
Viterbo - 28 settembre 2010 - ore 11,00

Linda Natalini, consigliere comunale Pd
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Riceviamo e pubblichiamo - E’ sempre una grande soddisfazione poter raggiungere un risultato positivo per i cittadini viterbesi, e oggi, con l’esito della discussione sull’ordine del giorno che avevo presentato a nome del gruppo Pd nella seduta di venerdì, abbiamo raggiunto lo scopo che ci eravamo Prefissati: bloccare gli esiti della delibera di giunta che aumentava il costo della mensa per i bambini delle scuole dell’infanzia, delle primarie e delle secondarie di primo grado del Comune di Viterbo.

A più riprese eravamo intervenuti nel passato consiglio, per denunciare l’iniquità della delibera, che non teneva conto delle differenze di reddito, l’impatto che avrebbe prodotto, soprattutto per le famiglie con più figli e con redditi erosi sempre più dalla crisi attuale, l’ulteriore difficoltà nell’usufruire di un servizio indispensabile alle lavoratrici, la necessità di restituire ai cittadini quanto risultava dal ribasso d’asta.

Oggi, anche grazie alla discussione in seno alla maggioranza che il nostro ordine del giorno ha determinato, abbiamo ottenuto il risultato sperato: la spesa per la mensa non aumenterà e, contemporaneamente, avvieremo in commissione un confronto per determinare i parametri per le tariffe comunali, non più uguali per tutti, a prescindere dal reddito, ma modulati secondo scaglioni.

Non c’è niente di più ingiusto, infatti, che stabilire tariffe uguali quando i redditi e la situazione famigliare è diversa.

Alla fine il lavoro del gruppo Pd, insieme a quello di tutti i colleghi della minoranza, ha indotto la maggioranza a interrogarsi e a modificare gli effetti di una delibera… indigesta.

Linda Natalini
Consigliere comunale Pd


L'ordine del giorno del 18 settembre presentato dal gruppo consiliare Pd

Con delibera di giunta numero 26 del 29 gennaio 2010 è stato determinato il costo complessivo presunto derivante dall’affidamento del servizio di refezione scolastica diretto agli alunni delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado.

Tale costo risulta essere pari a 4.066.608 euro nel triennio, di cui 1.966.608 a carico del Comune e 2.100.000 a carico delle famiglie.

La definizione del contributo delle famiglie ha determinato un aumento del costo per ogni pasto pari a 0,35 euro per il primo figlio, la gratuità, garantita con il precedente deliberato già dal terzo figlio, scatta automaticamente al quarto, inserendo una quota di un euro per il terzo figlio se l’Isee non supera i 6mila euro.

Pur se le quote singole sembrano poco consistenti, in termini assoluti, lo sono eccome in percentuale in quanto l’aumento è del 10% e pari al 25% se rapportato agli ultimi due anni. Il costo della mensa per le famiglie con un figlio risulta essere, considerato l’arco dell’anno scolastico di circa 560 euro e per chi ha due figli di mille euro.

Cifre importanti in assoluto e che assumono un valore ancora maggiore in questa fase di recessione economica.

La deliberazione che adotta tale provvedimento non è suffragato da alcuna analisi dei costi che potrebbero giustificare eventuali aumenti.

L’indice Istat in nell’anno 2008 e 2009 ha segnato un incremento dei prezzi al consumo intorno al 2%, come si può giustificare un aumento del 10%?

Insomma una vera e propria stangata per le famiglie numerose e con redditi bassi, in quanto gli aumenti sono stati effettuati in maniera lineare, senza tener conto della situazione reddituale delle famiglie.

Strumentale è la soglia dei 6mila euro per avere l’esenzione per il terzo figlio. Una famiglia che ha un reddito inferiore o evade totalmente il fisco o è assistita dai servizi sociali.

Quindi aumenti per tutti poveri e ricchi nella stessa misura e quindi profondamente iniqui.

Inoltre si sottolinea come il servizio di mensa scolastica sia particolarmente utile alle lavoratrici madri e che, pertanto tale aggravio arreca un ulteriore e certo non necessario ostacolo all’occupazione femminile e al raggiungimento delle pari opportunità, così come stabilite dalla Costituzione.

Il contributo introdotto già dal terzo figlio, poi, contraddice fortemente quanto sostenuto solo a parole circa le politiche per la famiglia e il sostegno alla genitorialità.

Tutto ciò premesso, i sottoscritti consiglieri comunali chiedono che venga annullata la delibera in questione, avente oggetto "Indirizzi per l’affidamento servizio mensa scolastica" e i suoi effetti, garantendo il costo del servizio attraverso un aumento della quota a carico del Comune di Viterbo, con conseguente ridimensionamento di quanto dovuto dalle famiglie, tale da riportare il costo per le stesse ai livelli degli anni precedenti.


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