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Canile di Bagnaia - Scrive l'associazione Animali amici e Andrea Palazzi
In dieci mesi oltre 50 cani uccisi
Viterbo - 30 settembre 2010 - ore 3,20

Il canile di Bagnaia
Riceviamo e pubblichiamo -  Col finire delle vacanze sono ritornate le atroci morti al canile.

Per una strana e oscura ragione il serial killer continua a disseminare al canile municipale ex Enpa di Bagnaia, Viterbo, con sede località Novepani, esche avvelenate da topicidi o pesticidi che procurano atroci sofferenze agli animali, tremori muscolari, agitazione nervosa, ipertermia con crisi convulsive e copiose emorragie vasali a livello polmonare che danno crisi di soffocamento prima di arrivare alla morte e trovare finalmente sollievo.

Ecco una breve e sintetica cronistoria degli avvenimenti delittuosi.

Il 1 agosto 2007 la Procura di Viterbo mette sotto sequestro il suddetto canile affidando al Comune di Viterbo la gestione.

Dopo poco sono iniziate una serie di misteriose morti dapprima considerate casuali poi sempre più sospette tanto da ricorrere ad accertamenti approfonditi su consiglio del veterinario presso l'Istituto Zooprofilattico che ha confermato la presenza di sostanze tossiche quali il fosfuro di zinco nei cadaveri esaminati.

Così in dieci mesi si sono registrati oltre cinquanta decessi seguiti da diverse denunce che li hanno documentati dettagliatamente. A tutt'oggi 2010 con ritmi più o meno regolari continuano le cruente morti per avvelenamento attestate da analisi cliniche specifiche.

Quale sia l'intento del nostro/i serial killer non ci è dato sapere. Tale mostruosità spesso viene messa in relazione ad un amore eccessivo per gli animali, che il soggetto non vuole vedere in gabbia e decide per loro una liberazione nella morte.

Le atroci sofferenze che precedono la fine della vita però farebbero declinare questa prima ipotesi, strettamente legata a un disturbo psichiatrico.

Inoltre mi sembra giusto evidenziare, poiché ignorato da molti, che il cane è un animale sociale e lo stare in un largo recinto con altri suoi simili, come accade in questo canile, gli rende la vita carceraria meno dura, all'ombra di un grosso albero, spazio che si apre su un grande corridoio per l'uscita del mattino mentre il personale raccoglie gli escrementi solidi e lava e cambia nei vari recipienti l'acqua.

Rimane tuttavia valida un'altra ipotesi che il crudele assassino, non ho altro termine, conosca bene i vari accessi alla struttura, tanto da evitare di essere ripreso dalle varie zone di sorveglianza ed agire indisturbato ancora una volta in questi tre anni, ma come accade nei delitti considerati perfetti, prima o poi si lascia una traccia indelebile che ci riporta solo a una e a una sola pista.

Noi come associazione Animali amici, che ritiene gli animali i migliori amici dell'uomo, ci sentiamo l'obbligo di rendere noti questi comportamenti crudeli.

Ponendo l'attenzione su questi gesti feroci, spietati e malvagi, frutto di una mente perversa volta al male, chiedendo aiuto a chi, abitando nella zona, possa fornire indizi da far pervenire all'autorità giudiziaria.

Ricordiamo che l'insensibilità di questi individui nella maggioranza dei casi può trovare prima o poi sfogo anche su una persona indifesa, quando per una serie di concatenazioni ambientali e psicologiche l'occasione opportuna si presenterà.

Proteggere gli animali dunque è proteggere se stessi, i propri cari dalla violenza gratuita che non conosce un unico bersaglio preferenziale.

Associazione Animali amici


Riceviamo e pubblichiamo - Poveri animali, tocca sempre a loro! Non si potrebbe fare un appello, magari con il contributo di sottoscrizione di associazioni, istituzioni, cittadini sensibili al problema, per prorogare l'affitto del canile finché verrà costruito uno nuovo?

Non essendo al dentro della vicenda, ma leggendola solo dal vostro giornale, non riesco a capire alcune cose.

Come mai l'associazione ha deciso di non rinnovare l'affitto? E' troppo caro? Se il terreno è di proprietà dell'Enpa (come emerge dall'articolo), Ente nazionale di protezione animali (appunto), non potrebbe questo venire incontro all'associazione?

E il Comune, soprattutto, dato che il canile è comunale, non può fare una mediazione?

Separare animali che hanno già sofferto, spedendoli in chissà quali canili d'Italia (tutti sovraffollati, neanche a dirlo) è come dire "laviamocene le mani"... provare altre strade, prima di ricorrere a questa soluzione sarebbe auspicabile.

Andrea Palazzi


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