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Viterbo - La Uil Fp interviene interviene sul piano organizzazione centrale operativa
L'Ares assicura un servizio che non può essere delegato
Viterbo - 30 settembre 2010 - ore 18,00

Riceviamo e pubblichiamo - Scriviamo in relazione al piano di organizzazione della centrale operativa di Viterbo, dovendone contestare alcuni aspetti; ciò in quanto, premesso il massimo rispetto della funzione e dei compiti dirigenziali – che sono esattamente quelli di selezionare priorità e assegnare obiettivi – nell’ambito in cui opera l’Ares vi sono diritti essenziali che non possono in alcun modo non (sol)tanto essere pretermessi, ma neppure minimamente ridotti.

In particolare, nel turno notturno è prevista in via ordinaria un’ambulanza affidata ai volontari (sulla quale non è prevista la presenza obbligatoria di personale paramedico).

Ciò non è possibile; non è possibile significa che non è questioni di poteri del Dirigente, e neppure del Presidente la Giunta Regionale, se è per questo.

L’Ares assicura un servizio pubblico, che non può delegare a privati.

Con la telefonata alla Centrale Operativa, l’utente stipula un vero e proprio contratto di assistenza, che dà luogo a una responsabilità da contatto in capo all’Ares.

Che deve adempiervi con proprio personale (dipendente o libero professionale), informato, formato e astretto alla carta di servizio dell’Ares.

Va da sé che del benché minimo danno sarebbero responsabili i Dirigenti in indirizzo.

Analogamente, per quanto riguarda il turno diurno, l’autista addetto al c.d. Polo, cioè ai trasporti di rianimazione, è stato previsto in regime di reperibilità, anziché in turno.

Anche in questo caso, ciò non è possibile.
In questo ambito – siamo certi che chiunque sia Dirigente lo saprà già – non esistono statistiche; non esistono economie ed ergonomie.

Esiste soltanto il diritto alla salute, che in questo caso è diritto alla vita.
Se pure l’autista in turno per la maggior parte del tempo fosse inerte, in quei momenti in cui occorre deve essere presente; perché se alcuno dovesse morire, o subire danni nel tempo necessario all’autista a giungere sul posto di lavoro, i dirigenti in indirizzo sarebbero responsabili di quei danni o eventualmente di quella vita – penalmente, civilmente, e poi contabilmente.

Siamo consapevoli delle necessità di economia, che, tuttavia, devono operare altrove; non esiste settore della vita sociale (giustizia, difesa, sicurezza, istruzione, altri ambiti della sanità) che non debbano recedere dinanzi al diritto alla vita (del resto a nulla servono giustizia, sicurezza, istruzione, altri ambiti della sanità se l’utente muore!).

Poi, siamo anche convinti che nella stessa organizzazione dell’Ares piuttosto agevolmente si potrebbero effettuare altre economie, magari verificando statisticamente se vi sono altre reperibilità per le quali sono erogate le indennità senza un numero sufficiente di interventi.

Infine, ricordiamo che il turno notturno deve essere organizzato in modo che sia sempre assicurato (salvo eccezioni che non possono essere superiori ad una al mese) che l’utente ottenga sempre immediatamente una risposta telefonica.

Perché, anche in questo caso, se la vita o la salute dovessero essere pregiudicati per effetto della circostanza che una sola persona è stata comandata su quel turno, perché l’altro è stato costretto a un intervento di soccorso.

Siamo disponibili, ovviamente, ad approfondire gli aspetti che abbiamo affrontato, unitamente ad ogni altro profilo; rimaniamo, tuttavia, in attesa di cortese, urgente, positivo riscontro.

Angelo Sambuci
Segretario generale Uil Fpl


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