Le prime “tracce scritte” della Fiera provengono dallo statuto comunale di Torre Alfina (datato 1575). Che cita testualmente la presenza di artigiani e tessitori provenienti da territori limitrofi. Che divulgavano i loro mestieri agli abitanti del luogo.

Lo statuto permette di ricostruire anche la storia dell’allevamento e dell’agricoltura di questo territorio. Con i cereali ed il grano in qualità di colture più tutelate. Parimenti a castagneti e alberi da frutto.

La zootecnia curava essenzialmente l’allevamento dei suini, dei bovini e degli ovini. Ripristinata nel 2005, la Fiera ha in questi cinque anni voluto evidenziare proprio questi prodotti. Come rappresentanti della cultura di un territorio costituendone l’elemento identitario.

Accanto all’Enoteca Provinciale di Viterbo ed ai produttori della Tuscia entrano a far parte della Fiera anche commercianti locali, produzioni artistiche e artigianali.

Otto in totale quest’anno: Bar gelateria Sarchioni con il gelato di Torre Alfina; la Forneria con prodotti salati e dolci oltre al tipico “ciambello di Sant'Antonio ed il pane dei morti”; Augusto Peletti con “I carpacci di lombetto primo sale agli agrumi”; ristorante Torre Mare con “Specialità di mare e del lago di Bolsena”; albergo ristorante Nuovo Castello con “Pappardelle al cinghiale e il gran menù del banchetto di Astorre (cena a tema con prodotti tipici locali e ricette dei primi del ‘900); agriturismo Il Tesoro con marmellate, conserve ed il formaggio il “Greppello di Torre Alfina”agriturismo Il Pulicaro con marmellate ed olio di Torre Alfina; bar gelateria antico Borgo con “gelato setteveli e cannoli siciliani”. Prevista inoltre una Sezione socio-culturale di collezionismo amatoriale curata dall’Associazione “Una piazza per curiosare”.