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Viterbo - Lettere - Scrive Rita Scoparo
"Tarquinia è nel degrado, colpa degli amministratori"
Viterbo - 7 settembre 2010 - ore 18,00

Riceviamo e pubblichiamo - Alla fine dell’estate, passato il momento dell’oblio vacanziero, peraltro sacrosanto, riemergono le immagini dei luoghi o dei momenti appena trascorsi che più ci hanno colpito.

Non solo, anche il rientro nei luoghi di appartenenza, nella propria città, ne mette in luce degli aspetti spesso trascurati da noi cittadini. Un preambolo per introdurre un tema che nel centro Italia sta diventando un fatto a dir poco scandaloso: la pulizia, la cura delle città, dei paesi, delle strade.

Sono ormai di casa a Tarquinia, che conosco dal tempo della mia adolescenza, e per questo l’ho vista iniziare il proprio percorso di lido marino, svilupparsi a poco a poco, crescere con le costruzioni, le strade, le zone, gli stabilimenti. Ho assistito alla nascita e purtroppo anche al declino di questo lido sfortunato, debbo dire, per la pessima amministrazione, dovuta all’ottusità di persone che non sono capaci di comprendere la bellezza e la ricchezza dei luoghi che gestiscono, e che si sono avvicendate nella gestione politica, facendo scempio di un luogo che avrebbe dovuto essere gradevole, accogliente, e soprattutto fornire ai turisti dei servizi validi.

Se non si conosce la località non si può comprendere questo discorso, perché a prima vista Tarquinia appare come una cittadina di mare senza pregi né particolari difetti, ma se ci si soggiorna anche per poco tempo, allora emergono le falle. Negli anni sessanta e settanta accoglieva vacanzieri di Viterbo, di Roma, di Terni, anche del nord Italia.

Anzi nel 1975, c’era un locale “il Penny”, che era proprio gestito da una famiglia di “settentrionali”, che serviva dei gelati di grande fantasia e di bontà sopraffina. Il sabato si andava a ballare negli stabilimenti balneari, le cui piattaforme per l’occasione si trasformavano in discoteche. E comunque era piacevole per tutti, c’era il tentativo di rendere la località meta di turisti e sopratutto di giovani.

Non so come sia accaduto nel tempo, e cosa non abbia funzionato, ma anno dopo anno questo lido si è involgarito, c’è stata una trasformazione lenta che ha prodotto il declino di ogni iniziativa.

Ho ascoltato per anni le lamentele e le ho fatte io stessa, sulla cattiva gestione di Tarquinia Lido, sullo sfruttamento di una località turistica, che aveva il pregio di essere raggiungibile in appena un’ora di auto da Viterbo, ma che in cambio non forniva alcun servizio di quelli che una località di mare ha l’obbligo di fornire.

Si parla di un obbligo da parte della gente del luogo e degli amministratori, in quanto i costi di mercato, quali l’affitto di appartamenti, l’affitto di ombrelloni e di un posto in spiaggia, i prezzi dei generi alimentari, il costo dei ristoranti, hanno raggiunto dei livelli eccessivi, abnormi per un luogo come Tarquinia, che oltre a non offrire alcuna piacevolezza di vita sociale, balneare, svago e divertimento, si presenta sporca, con le strade sempre tappezzate di immondizia, con il selciato spaccato dalle radici dei pini, di cassonetti “puzzolenti”, che mai in tutta la stagione vengono puliti e disinfettati; con terreni selvaggi, pieni di sterpaglie, sedi di ratti e serpi, che costeggiano le case.

Non esiste un piccolo giardino pubblico, un parco per bambini, non esiste una pista ciclabile. L’unico cinema all’aperto è stato definitivamente chiuso ormai da due anni. Non parliamo poi della spiaggia: verso le “saline” si apre uno scenario magnifico che inizia da Porto Clementino, un porto etrusco, che sembra abbia origini fenicie, il quale tra l’altro presto sarà divorato dal mare senza che nessuno muova un dito per salvarlo, e continua oltre le “chiuse” delle vecchie vasche di sale, fino alle spiagge di S. Giorgio.

Un tratto di mare con l’acqua trasparente, che si può vivere al naturale, dove si sente lo sciacquio delle onde, e dove sulla battigia si possono fare splendide passeggiate. Bene, una delle ultime volte che ho passeggiato là, volevo sedermi su un tronco per riposare, e scostandolo un po’ ho avuto l’amara sorpresa di trovare persino un topo!

E’ stato davvero troppo. Dobbiamo solo cercare di chiudere gli occhi e non vedere, perché questo è l’unico modo di difenderci.

Rita Scoparo


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