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Viterbo - Lo chiede un gruppo di "Non allineati" del Pd
Talete, il Pd convochi un dibattito pubblico
Viterbo - 7 settembre 2010 - ore 20,30

Riceviamo e pubblichiamo - In relazione all’attuale, vivacissimo dibattito, che riguarda Talete S.p.a. e il destino dell’acqua pubblica, riteniamo utile prendere una posizione chiara.

Avremmo voluto contribuire al dibattito in corso discutendone negli organi di partito, nella consapevolezza che chi si adopera in tal senso lo fa nell’interesse di tutti, ma non è stato possibile.

Da un punto di vista di metodo, pertanto, confermiamo il nostro più netto dissenso sulla gestione della questione da parte della segreteria del partito.

È infatti semplicemente incredibile che non si sia provveduto a convocare e riunire (se non l’assemblea provinciale) almeno la direzione provinciale, e ciò sia per concordare le linee di indirizzo, sia per discutere delle modalità e dei requisiti di selezione del cda.

La ormai costante espropriazione delle prerogative degli organismi è conseguenza della gestione correntizia e burocratica che abbiamo già avuto modo di denunciare.

E ancor più ci appare censurabile che il dibattito si sia concentrato su una vuota disputa nominalistica, dimenticando che la gestione pubblica dell’acqua come bene comune sta attraversando una fase di criticità estrema, anche a causa di campanilismi, eccessiva ingerenza dei partiti (o meglio dei loro capi e capetti), scarsa trasparenza.

In altri termini, si chiacchiera tanto di poltrone, e quasi nulla dei veri problemi. Ed è proprio nel merito che è urgentissimo, e non più dilazionabile, cominciare a dire la verità.

La verità è che la politica, noi compresi, deve chiedere scusa ai cittadini; dobbiamo chiedere scusa ai cittadini perché la dissennata gestione partitocratica del ciclo integrato dell’acqua, nel suo complesso, ha prodotto (come era inevitabile) un indebitamento enorme, e perfino incredibile.

Quando si sarà finalmente verificata la somma tra le partite debitorie di Talete, Robur e Cobalb, si diverrà consapevoli del danno arrecato alla comunità. Proprio per questo si deve riprendere a fare politica, con la P maiuscola, quella che si occupa degli interessi generali.

Coloro i quali hanno la responsabilità di amministrare devono avere il coraggio di dire ai cittadini, senza demagogia, che ci saranno dei sacrifici da sostenere, perché ci saranno dei debiti da pagare.

La politica però ha il dovere di dimostrare che una gestione pubblica dell’acqua, oculata ed efficiente, altra cosa rispetto a quella realizzata fino ad oggi, non è impossibile e che si possono anche realizzare investimenti importanti per il territorio tenendo in ordine i bilanci.

Chiediamo che il Pd convochi un dibattito pubblico sul tema della gestione pubblica dell’acqua secondo criteri di efficacia, efficienza ed economicità, per ribadire l'alta valenza sociale e politica di tale forma di gestione e farla diventare un patrimonio consapevole, condiviso e stabile del nostro territorio e delle comunità che in esso risiedono.

Siamo convinti che la gestione dell’acqua sarà virtuosa soltanto se sarà affermato – e difeso senza eccezioni – che i dirigenti, i direttori devono essere persone di sicure capacità tecniche ed imprenditoriali, vincolate (anche nell’erogazione dei compensi) al solo principio dell’economicità, efficienza e trasparenza della gestione e se ci sarà effettiva separazione dell'attività d'indirizzo, propria della politica, da quella gestionale.

Giacomo Barelli, Silvia Breccola, Eduardo Gugliotta, Sandro Mancinelli, Valerio Marini, Rodolfo Perosillo, Massimo Pistilli, Antonio Rizzello, Fabio Scalzini, Francesco Scialacqua, Francesco Serra, Paolo Stavagna
("Non allineati" Pd)


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