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Viterbo - Quartieri dell'arte si appella al sindaco Marini
"Riportate in luce il Le Witt nascosto sotto l’intonaco degli Almadiani"
Viterbo - 8 settembre 2010 - ore 17,30

- La ex chiesa degli Almadiani al Sacrario? Un vero e proprio museo “anomalo” di opere d’arte. Anomalo perché i capolavori di grandissimi artisti del passato e della contemporaneità sono coperti dall’intonaco. ‘Quartieri dell’Arte’ 2010 lancia, nella persona del direttore artistico Gian Maria Cervo, un appello all’amministrazione comunale: “Riportate in luce l’opera di Le Witt e restituite a Viterbo un capolavoro”.

L’appello di Cervo è essenzialmente rivolto al sindaco Giulio Marini affinché si faccia intermediario presso la Soprintendenza per il recupero dell’opera. “E’ una ferita inferta alla cultura della città che va sanata al più presto – così Cervo - . Chiediamo che il Comune si impegni per restituire il dipinto di Le Witt ai viterbesi e al mondo entro il 27 di ottobre, data della fine del festival”.

I fatti. Sotto il soffitto della chiesa realizzato nel ‘700 si nasconderebbero, secondo uno studio condotto dal critico d’arte Marcello Carriero, degli affreschi della scuola di Raffaello. Ma c’è di più. Sotto l’intonaco che imbianca una delle pareti della chiesa è nascosto un capolavoro di Sol Le Witt.

Artista internazionale di grande fama, legato a vari movimenti tra cui l'arte concettuale e il minimalismo. È famoso per i suoi Wall drawings e le sue strutture, basate su semplici forme geometriche, che non di rado dialogano con l'architettura. E nel 1998 Le Witt venne a realizzare un Wall drawings proprio a Viterbo. Valore attuale del dipinto stimabile attorno a un milione di euro, due miliardi delle vecchie lire. L’occasione fu offerta da Ugo Ferranti, uno dei più grandi galleristi romani.

In quell’anno era morto un suo assistente: Massimo Morini; originario della Tuscia e nello specifico di Fabbrica di Roma. In omaggio al suo caro assistente Ferranti radunò in un’esposizione senza precedenti il gotha degli artisti contemporanei proprio a Viterbo. L’esposizione venne intitolata ‘Adieu’, omaggio a Massimo Morini. Intervennero oltre a Le Witt anche Daniel Buren, Cytwomdly e Jannis Kounellis.

“Transdisciplinarietà e intercultura, pilastri del festival, – continua Cervo - rappresentano i mezzi più importanti che abbiamo a disposizione per porre fine a una serie di dimenticanze, ingiustizie, che, nel territorio in cui operiamo, sono state compiute nei confronti di fatti artistici e culturali (come il wall-drawing di Sol LeWitt), per rendere il territorio su cui operiamo più ricco, vivibile e civile”.


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