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Viterbo - Lettera aperta del consigliere comunale
Pd, Serra aderisce ai non allineati
Viterbo - 9 settembre 2010 - ore 17,45

Francesco Serra
Riceviamo e pubblichiamo - C’è un significativo patrimonio di fiducia e consenso verso il Pd che resiste ad ogni delusione.

Un quarto circa degli elettori che si recano alle urne.

Nondimeno dovremmo rammentare che invece, in termini assoluti, il saldo dalla prima prova elettorale del 2008 è decisamente negativo, per noi purtroppo più che per l’intero panorama delle liste in campo. Nonostante ciò la percentuale testimonia di un credito ancora cospicuo che ci viene affidato.
Sarebbe bene non abusarne.

Credo che sia bene dirselo, senza infingimenti: gli ideali e gli obiettivi per il quale è nato il Pd sono stati ampiamente disattesi.

La passione, con la quale molti di noi hanno intravisto la possibilità della nascita di una forza politica che raccogliesse i “cocci”delle esperienze politiche passate coagulandole verso orizzonti di innovazione e modernizzazione è ormai ridotta al lumicino.

Nati per ”sparigliare il campo”, per affrontare temi ed argomenti con l’ottica di chi voleva rivoltare le “tasche” di questo paese, rimuovere consociativismi e corporazioni, stiamo finendo in una melassa di azioni e comportamenti da cui non riusciamo ad alzare la testa.

Le idee non erano male: le primarie (quelle vere e competitive !) la vocazione maggioritaria, la ricerca di regole e riforme condivise per una nuova forma di stato che – nella conferma dei principi inalienabili della prima parte della Costituzione – avviasse una modernizzazione del funzionamento e dell’efficacia della democrazia e dello stato.

Veltroni aveva visto lungo e bene ma è stato precocemente azzoppato dai rigurgiti di una classe dirigente che a parole esaltava la via del “riformismo” ma nei fatti si dimostrava chiaramente conservatrice e vogliosa di sopravvivere solo a se stessa.

Ha mancato di ancor più coraggio nel momento in cui se lo poteva permettere ed era – come oggi – virtù quanto mai necessaria.

Consentitemi alcuni esempi, per non sentirmi dire di mancare di concretezza, su alcuni temi “veri” su quello che non è stato, non è, ma che spero sarà il Pd.

Temi come quello della politica del lavoro su cui è ormai necessario aggiornare i capisaldi di una tutela della dignità e libertà dei lavoratori prima, durante e dopo l’esperienza lavorativa , nella ristrutturazione di una nuova democrazia economica e di un sistema dinamico di relazioni industriali.

Su questo è necessaria una lungimiranza che guardi al nostro futuro di paese , ad intere generazioni di giovani che non hanno né gli strumenti né le risorse per affrontare il mondo del lavoro in queste condizioni attuali.

Idee e “sostanza” sono state lanciate da molti nel Pd (cito fra tutte quelle del giuslavorista Pietro Ichino) ovviamente rimaste inascoltate per chi ha una visione datata di questi temi.

Collegato e strettamente al tema del lavoro vi è quello della formazione, della scuola e dell’Università.

Non uno straccio di proposta vera esce dal nostro partito dopo che abbiamo contribuito (e non poco) con il ministro Berlinguer a ridicolizzare un’università che aveva in passato una sua dignità.

E’ riduttivo inseguire la Gelmini , focalizzando la nostra attenzione solo sui “tagli alla scuola”.

A chi – se non a noi – deve interessare la formulazione di una proposta dove merito e qualità siano le priorità vere , certificate e verificabili , a tutto il resto subordinate.

Questi sono argomenti che avvicinano alla politica le famiglie e giovani. Ovviamente in mancanza di risposte le famiglie ed i giovani si arrangiano come possono e chi ha più cartucce (possibilità) le spara superando uno dei baluardi per me insuperabili per un paese civile e veramente democratico e cioè la scuola e l’università pubblica.

A chi ha alle spalle famiglie di potere e già ben socialmente posizionate – se privo di ambizioni autonome personali – la scuola così com’è va bene , un pezzo di carta non si nega a nessuno.

Tutti gli altri – per cui la formazione – è l’unica possibilità di collocazione ed ascesa sociale si arrabatti al meglio.

Dov’è finita la storica tensione di emancipazione all’istruzione per le classi meno abbienti? Basterebbe solo quella delle grandi riforme scolastiche degli anni 60, senza riesumare pulsioni socialiste “ottocentesche”.

Non meno disarmante è l’approccio che il nostro partito ha sul tema della sanità. E’ qui torno al nostro territorio.

E’ insopportabile il metodo dell’annuncio della chiusura degli ospedali da parte dell’attuale amministrazione regionale con l’unico intento di risparmiare quattro spiccioli quando voragini di sprechi, prebende, elargizioni e ruberie albergano la sanità pubblica.

E’ però altrettanto insopportabile quello che fa il nostro partito, la difesa acritica dell’esistente con metodi e risposte che sono così inattuali che è difficile intravedere in un partito in cui tutti si riempono la bocca di “riformismo” qualcosa di più….conservatore .

Ho partecipato ad una riunione (da ospite neanche troppo gradito) di una direzione provinciale dove è stato approvato un documento preconfezionato che “puzzava di vecchio” fin nel midollo e che aveva un solo fine: “la difesa dello status quo” e l’immutato tono propagandistico all’indirizzo della Polverini .

Non uno sforzo – magari tra le righe – per interrogarsi ed aprirsi ad una sfida che tenga insieme le ragioni del buon servizio e quelle – ineludibili – di una razionalizzazione di una spesa che soffoca questa Regione. Eppure ci sono esperienze , nemmeno tanto lontane, che uniscono costi più contenuti e diritto alla salute.

Ma il saldo passivo della mobilità sanitaria non è l’indice più chiaro che, nel momento del bisogno, i nostri concittadini non si fermano ai confini provinciali o regionali e scelgono le strutture ritenute più affidabili ?

Se questa affidabilità gliela garantissimo in ambito provinciale non avremmo migliorato la situazione ?

Di cosa stiamo a parlare allora , di campanilismi e rendite di posizione connesse forse ? Non è con questi vecchi arnesi che si modernizza la sanità pubblica nella nostra provincia, né tantomeno proteggendo operatori sanitari a fine corsa od ospedali ormai dell’anteguerra che si può fare una buona sanità.

Ma dov’era il nostro partito ed i nostri rappresentanti in regione quando hanno governato la sanità regionale negli ultimi cinque anni?

Era il momento giusto per avviare un processo virtuoso di lunga gittata, di ripensare e di rinnovare la sanità pubblica nella nostra provincia passando anche attraverso decisioni per così dire “impopolari”, non fatte per risparmiare quattro baiocchi ( perché di questo si tratta) ma per adeguare la sanità verso obiettivi veri di salute pubblica.

Questo può passare anche attraverso la chiusura di ospedali ormai inadeguati se il fine è quello di portare la sanità provinciale a standard di tutela della salute a livello di quelli nazionali ed europei. In quella sede ed in quella riunione ho sprecato del fiato.

Per concludere un tema attuale… quello della Talete.
Credo che sia opportuno stendere un velo pietoso su quello che sta avvenendo nel nostro partito su questa vicenda.

Si stanno sprecando fiumi di inchiostro tra i nostri dirigenti (segretario provinciale, vicesegretario, presidente e quant’altri) per spiegarci qual è la verità vera su come è andata veramente la diatriba sul nome del presidente da nominare.

Ma caro Angelo, cara Giulia, caro Andrea ma voi pensate veramente che gliene importi qualcosa a qualcuno di come sono andate le cose di una mancata scelta sul nome del presidente della Talete?

Avete dato l’opportunità al centro-destra di mascherare le proprie contraddizioni facendoci ridere dietro da tutti non dissimulando nemmeno un po’ l’astio e le divisioni personali e correntizie ma non politiche presenti fra i tre maggiori dirigenti del nostro partito.

Perché di politica non c’era niente essendo tutti (almeno a parole) per l’acqua pubblica dimenticandosi però di dire alla gente che – senza uno scatto di reni poderoso - la Talete è una società decotta se non morta e che l’acqua è sì pubblica ma non gratis.

Concludo con la speranza e con ancora una flebile convinzione che si possa ancora fare quello che finora non è stato fatto.

La speranza deriva dalla consapevolezza che all’interno del partito ma soprattutto fuori vi sono uomini e donne che non hanno chiuso del tutto le porte all’avventura “riformista “ del Pd.

Ed in questo senso e mi fa ben sperare il documento prodotto da un nutrito gruppo di dirigenti del Pd provinciale a cui io darò il mio contributo.

Francesco Serra
Consigliere comunale del Pd


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