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Processo - L'arringa dell'avvocato di parte civile Claudia Polacchi
"Tatiana uccisa due volte, a Gradoli e in aula"
Viterbo - 15 aprile 2011 - ore 14,10


Madre e figlia scomparse
Dossier Gradoli
L'avvocato di parte civile Claudia Polacchi
L'avvocato di parte civile Luigi Sini
Imputati e difese
Il pm Renzo Petroselli
- "Tatiana è stata uccisa due volte dai due imputati. Nella villetta di via Cannicelle e in aula. Con tutte le cattiverie che sono state dette su di lei".

E' un'arringa durissima quella di Claudia Polacchi.

L'avvocato di parte civile che rappresenta la figlia di Esposito e Tatiana ha tenuto, questa mattina, il suo intervento finale al processo Gradoli. La vicenda che vede imputati l'elettricista Paolo Esposito e la sua amante Ala Ceoban per il duplice omicidio e occultamento di cadavere di Tatiana ed Elena Ceoban, madre e figlia scomparse da Gradoli il 30 maggio 2009.

Un'esposizione puntuale e completa di tutti i motivi per i quali, secondo l'avvocato, i due imputati sarebbero colpevoli.

Come il pm Renzo Petroselli, che ha svolto ieri la sua requisitoria, la Polacchi ha respinto la tesi dell'allontanamento volontario. Troppi i progetti, a breve e a lungo termine, che aveva fatto Tania per lei e la figlia: il vaccino di Elena, l'operazione alle adenoidi a giugno 2009, la vacanza in Moldavia ad agosto dello stesso anno, l'acquisto di una casa a Gradoli. Programmi che dimostrano che Tania non voleva lasciare il paese, ma rimanerci, perché le sue figlie e tutto il suo mondo erano lì.

Per l'avvocato, Esposito e Ala hanno detto una valanga di bugie. Su come hanno trascorso le fatidiche giornate del 30 e del 31 maggio. Sul loro rapporto e su quanto fosse ossessivo. Ma soprattutto su Tatiana, sulla quale è stato gettato fango a non finire. "La Tatiana calcolatrice, attaccata al denaro, poco di buono, disinteressata alle figlie non esiste - afferma la Polacchi -. Tutti sanno che Tania era l'opposto: laboriosa, sola e triste, perché quello che doveva essere il suo uomo le era stato portato via dalla sorella e premurosa oltremisura con le sue bambine. Le cattiverie che sono state dette in aula dai due imputati l'hanno uccisa due volte".

La Polacchi non si risparmia e non risparmia nessuno. Neppure i periti della difesa, Luciano Garofano e Giorgio Portera. Mai entrati nella villetta di via Cannicelle, ma "capaci persino di negare la positività di alcune tracce ai test per la rilevazione del sangue". Sangue che, come tutti sanno, è stato trovato nella cucina del villino ed era solo di Tatiana.

I due imputati lo sapevano dall'inizio. Per questo, sottolinea l'avvocato, hanno cercato, entrambi, di giustificarsi. Paolo tirando fuori la storia di Tatiana che uccide Elena per errore, e lui che la picchia facendole perdere sangue. Ala dicendo di aver visto Tatiana morta in cucina.

Per la Polacchi non c'è dubbio: i due imputati hanno "giocato con gli orari", cercando di posticiparli, per mostrare di essere entrati solo a tarda ora nella villetta di via Cannicelle. Ma secondo l'avvocato, tutti e quattro, Tania, Elena, Ala e Paolo erano in casa, intorno alle 18. Ed è a quell'ora che madre e figlia sono state uccise.

Da qui, la richiesta di condanna dei due imputati, con il pagamento di una provvisionale, per risarcire i parenti delle vittime. Nel pomeriggio, sarà il turno del legale di parte civile Luigi Sini.


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