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Miniera d’oro – Corruzione – Un collaboratore del sindaco di Civitella potrebbe dover rispondere di falsa testimonianza
Un altro teste potenziale indagato
Viterbo - 16 febbraio 2011 - ore 4,00


- Un altro testimone potrebbe finire nel registro degli indagati.

È Francesco Dominici, stretto collaboratore di Roberto Mancini, il sindaco di Civitella d’Agliano imputato per corruzione al processo Miniera d’oro insieme all’imprenditore Domenico Chiavarino.

Dominici lavorava allo studio tecnico geometra del sindaco almeno dal 2006.

Il suo compito era quello di aiutare Mancini con progetti e rilievi fotografici. Ed è proprio su alcuni di questi documenti che ha insistito la pubblica accusa nell’udienza di ieri mattina.

I pm Fabrizio Tucci e Stefano D’Arma hanno voluto fare luce sulle carte riguardanti la bonifica di alcuni terreni e su due fatture da circa 22mila euro.

Fatture che, per la difesa, sono state emesse a fronte di una prestazione professionale di Mancini. Per l’accusa, invece, sono false. Servite solo a giustificare la tangente che Chiavarino avrebbe dato a Mancini per continuare gli scavi nei terreni di Civitella. Il tutto, facendo passare per una bonifica agraria quella che, per la Procura, era una cava abusiva.

Interrogato a ottobre 2009, Dominici aveva detto di non riconoscere quelle fatture. Ieri mattina, però, ha cambiato versione, affermando di “non poter escludere che fossero riconducibili allo studio Mancini”.

I pm, in realtà, volevano andare ancora più a fondo. Probabilmente per colmare il vuoto lasciato dalle intercettazioni, azzerate dai giudici all’inizio del dibattimento.

Volevano sapere se quei documenti erano nello studio tecnico del sindaco, nell’aprile 2008, quando la Finanza vi si recò per un controllo. E volevano capire se Mancini, quel giorno, era in ufficio o se arrivò dopo le fiamme gialle. Domande che i giudici hanno dichiarato inammissibili, accogliendo le opposizioni delle difese. “Dominici può parlare solo di fatti sui quali è già stato sentito a sommarie informazioni”, hanno fatto notare i legali di Mancini e Chiavarino.

Gli atti dell’udienza saranno ora trasmessi alla Procura, che deciderà se indagare o meno il collaboratore del sindaco per falsa testimonianza.

Dominici è il secondo che rischia di passare dal banco dei testimoni al registro degli indagati. Prima di lui era toccata a Luigi Di Paolo. L’ingegnere che, chiamato a deporre alla scorsa udienza, disse di aver firmato alcune pratiche per conto di Mancini. E, per questo, potrebbe, trovarsi a doversi difendere dall’accusa di falso ideologico.

Di Paolo, tornato in aula ieri mattina, accompagnato dal suo legale, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Oltre a lui e Dominici, il collegio dei giudici presieduto da Maurizio Pacioni (a latere Eugenio Turco e Michele Romano) ha sentito un’impiegata della società Inerti Viterbo e un proprietario di Civitella che aveva venduto il suo terreno a Chiavarino, firmando il compromesso nello studio di Mancini.

La seduta è stata aggiornata al 17 maggio, ore 14,30, per l’ascolto di altri cinque testimoni dell’accusa.


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