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Il tribunale di Viterbo
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- "Un'attività regolare improntata alla legittimità degli atti".
Così gli avvocati dei 38 imputati della vicenda Cev hanno risposto ai sostituti procuratori Paola Conti e Franco Pacifici.
La difesa, durante l'udienza preliminare di ieri mattina, ha respinto le accuse al mittente: non ci sono gli estremi per contestare il reato di associazione a delinquere a 18 degli imputati. E la "struttura parallela" di cui parlano i pm, per i legali, è tutta da dimostrare.
Nell'aula della Corte d'Assise del tribunale di Viterbo, blindata ai curiosi e alla stampa, si sono alternate le arringhe dei legali dell'ex sindaco Giancarlo Gabbianelli, dell'allora presidente del Cev Attilio Moretti, del city manager Armando Balducci. Tutti e tre accusati, insieme ad altre 15 persone, di associazione a delinquere, oltre a dover rispondere di abuso d'ufficio e annotazione di fatture per operazioni inesistenti.
Un'indagine, quella sul Cev, partita nel 2007 da un maxisequestro di documenti della guardia di finanza. Da qui i magistrati Conti e Pacifici si accorsero degli importi gonfiati che il Comune versava al Cev. Cifre da capogiro che sarebbero servite per ripianare le perdite della società e che hanno generato debiti fuori bilancio nelle casse comunali.
Oltre a questo ci sarebbe anche l'affidamento irregolare di numerosi appalti, assegnati senza gara ai soci.
La seduta è stata aggiornata al 20 giugno per terminare la discussione e decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli imputati, presentata dai pm alla scorsa udienza.
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