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Viterbo - Il fisico teorico Gianni Mattioli ieri nella Tuscia
Nucleare ingestibile e pericoloso
Viterbo - 11 maggio 2011 - ore 3,10


Gianni Mattioli a Viterbo
Mattioli con Pieranna falasca
- Lucido. Chiaro. Pedagogico.

Gianni Mattioli, fisico teorico e docente alla Sapienza di Roma, è tornato ieri nella Tuscia, in un'aula della facoltà di agraria, invitato dal comitato contro il nucleare e in particolare da Pieranna Falasca di Legambiente.

Un ritorno perché Mattioli, insieme all'altro fisico Massimo Scalia, è stato una delle menti e delle fonti di informazione del movimento che bloccò, anche grazie a un referendum dell'87, la centrale nucleare di Montalto.

Una storia quella di Mattioli, come lui stesso ha ricordato ieri, iniziata con l'entusiasmo per la nuova energia, che avrebbe permesso di risparmiare quantità enormi di petrolio, ma poi, quasi per caso, trasformatasi in quella di chi ha iniziato a riflettere sulle conseguenze sanitarie della produzione nucleare. E il campo di battaglia fu proprio la Maremma laziale e in particolare Montalto.

Con cittadini, contadini, sacerdoti che diedero vita a un movimento di grande forza che si oppose, non solo con le manifestazioni, ma anche con lo studio e la conoscenza, alla realizzazione della centrale di Montalto.

Ora che si torna a prospettare la via nucleare all'energia, torna anche Mattioli. E il fisico romano, ieri, ha ripercorso da un lato la storia del movimento antinucleare e dall'altro ha fatto una vera lezione elementare di fisica per spiegare le problematiche che il nucleare comporta.

“L'Italia agli inizi degli anni sessanta era all'avanguardia nel mondo nel controllo e nella gestione dell'energia nucleare. Non è vero, come molti credono, che il nucleare fu fermato dal referendum dell'87 – ha ricordato Mattioli recuperando un antico suo cavallo di battaglia -. Nel '64 improvvisamente ci fu detto che non dovevamo più occuparci di nucleare. Fu un diktat degli Stati Uniti”,

Non basta.
“Gli Usa si accaparrarono anche tutto know-how relativo ai computer dell'Olivetti”.

Dopo una breve lezione di fisica con tanto di spiegazione del concetto di isotopo e in particolare degli isotopi dell'Uranio, Mattioli ha ribadito alcune delle ragioni fondamentali per cui va detto no al nucleare.

A partire dal fatto che la tecnologia nucleare è ormai superata. Almeno nella versione francese e americana. Che come sempre non fanno altro che smerciare in altri paesi ciò che non è più di “moda” nel proprio.

Per passare poi al problema delle scorie. “Problema assolutamente irrisolto. Non c'è uno modo per stoccarle in modo sicuro per centinaia di migliaia di anni”, ha detto Mattioli.

E poi la questione del costo dell'energia prodotta, la scarsità di materia prima che comporta una autonomia di decine di anni.

Infine la impossibilità di gestione pulita e senza rischi delle centrali. E al di là delle possibili catastrofi, la vera questione: il problema sanitario che le centrali nucleare creano nel loro normale funzionamento.

Come dire che vicino a una centrale, con buona pace di Veronesi, aumentano leucemie, tumori e malformazioni.

Insomma meglio votare sì al prossimo referendum che ad oggi non è stato cancellato.


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