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Viterbo - Lettere - Scrive l'architetto Andrea Palazzi
Ferento, serve un progetto integrato
Viterbo - 14 maggio 2011 - ore 12,30


Riceviamo e pubblichiamo - Sarà per quell’appellativo di “Civitas Splendidissima” datogli dai Romani che dovrebbe riempire di orgoglio ogni abitante della Tuscia (che tutto intero vanta meraviglie spesso dimenticate), sarà che sulle gradinate su cui si sono seduti Tito e Domiziano (e questo una certa differenza deve pur farla) ho assistito (insieme a molti altri), nelle estati di qualche anno fa a stagioni teatrali (quando potevano definirsi tali) di notevole spessore (sovente ignorate dalle autorità stesse)...

Sarà che sono originaria di quella località in cui si rifugiarono i Ferentani (dopo che i Viterbesi avevano messo a ferro e fuoco la città), sarà che per formazione non riesco a capire come i beni architettonici – vero “petrolio” del nostro Paese, insieme a quelli ambientali– possano rimanere abbandonati a loro stessi e lasciati andare in malora, quando vengono (o verrebbero) turisti da tutte le parti del mondo per visitarli…

Insomma sarà per tutte queste (e molte altre) ragioni, che ho voluto affidare a queste poche righe una ulteriore riflessione che si aggiunge a quella di tanti amici che hanno sensibilizzato – dalle rispettive posizioni sociali, politiche, di volontariato, di giornalisti (e direttori) o di semplici cittadini – amministrazioni che sembrano non vedere o avere (e avere avuto) sempre cose più importanti (sic!) di cui occuparsi… del territorio che “governano”!

Ben venga, quindi, se tutte queste sollecitazioni a vario titolo hanno prodotto il risultato di un tavolo convocato dalla Provincia, se è veramente operativo (e non solo per Ferento, c’è da auspicare) e, visto che siamo a maggio, perché non programmare (se tardi non è) una vera nuova grande stagione teatrale (e non solo) per Ferento, anche come raccolta fondi? Magari sensibilizzando grandi attori, sponsor, sul “caso” Ferento…

L’economia, ammetto, non è il mio forte , ma se a Vienna si paga per vedere una chiesa (brutta) che in Italia neanche entreremmo a visitare gratis, è consequenziale chiedersi come mai per fare “cassa”, i nostri Comuni (ognuno dei quali ha bellezze che se fossero a Parigi sarebbero esaltate come uniche al mondo –come in effetti sono, a cominciare dalle strutture etrusco-romane, per arrivare alle chiese romaniche e all’impianto medievale – e quindi meta di turismo di ogni genere) non riescono ad inventarsi di meglio che puntare sulle multe automobilistiche?

Sarebbe interessante prevedere (con i soldi delle multe, persino!) per la Tuscia un progetto integrato di turismo cui partecipa ogni Comune e da cui ogni Comune trae beneficio reale (economico, turistico, sociale) e, per tornare a Ferento, credo che un biglietto minimo lo pagherebbe chiunque per vedere una meraviglia simile! Discendiamo dagli Etruschi, un popolo fiero, amante della bellezza e capace di crearla, esperto nell’artigianato (oltre che nell’agricoltura) e abile nei commerci… dovremmo partire avvantaggiati?

Andrea Palazzi


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