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Processo Gradoli - La sentenza commentata dalle difese
"Abbiamo fatto il possibile e l'impossibile"
di Stefania Moretti
Viterbo - 14 maggio 2011 - ore 3,20


Duplice omicidio di Gradoli - Valentini: Paolo e Ala increduli

Duplice omicidio di Gradoli - Rosati: Ci aspettavamo un'assoluzione

Duplice omicidio di Gradoli - L'avvocato di Ala: Faremo appello
Madre e figlia scomparse
Dossier Gradoli
L'avvocato di Esposito Enrico Valentini
L'avvocato di Esposito Mario Rosati
L'avvocato di Ala Pierfrancesco Bruno
L'imputata Ala Ceoban
L'imputato Paolo Esposito
Esposito stringe la mano al suo avvocato Mario Rosati
Ala e i suoi legali
Paolo e i suoi legali
I giudici della Corte d'Assise, presidente Maurizio Pacioni, a latere Eugenio Turco
La Corte al completo
Tatiana Ceoban, la 36enne moldava scomparsa
Elena Ceoban, la figlia 13enne di Tania, anche lei scomparsa
- "Le sentenze non si commentano. Si impugnano. Noi abbiamo fatto il possibile e l'impossibile. Altro non possiamo dire".

Fa fatica a parlare, Enrico Valentini. La sentenza di condanna all'ergastolo per il suo assistito Paolo Esposito ha spiazzato lui e il suo collega Mario Rosati, che avevano creduto fino all'ultimo di potercela fare. E insieme a loro i due imputati, Paolo e Ala.

"Per noi è una grossa delusione - ammette Valentini con gli occhi lucidi, subito dopo aver parlato con Esposito -. Vengo dalla cella di sicurezza, dove ho visto Paolo e Ala. Ci guardavano increduli. Inebetiti. Erano loro che consolavano noi".

Rosati e Valentini non si danno pace. Rispondere alle domande dei cronisti è come vedersi passare davanti due anni di indagini e dibattimento. E la sentenza lascia ancor più l'amaro in bocca, perché il loro bilancio di questi due anni è estremamente positivo: "Più di questo non potevamo fare - dichiara Valentini -. Abbiamo cercato di far emergere tutti i dubbi che avevamo. Evidentemente la Corte la pensava diversamente. Ma ci dovranno spiegare come mai quei documenti erano dentro casa, come mai quella cartellina non c'era. Chi è stato dei due ad uccidere, qual è il concorso...".

Tanti gli interrogativi anche per il suo collega Mario Rosati, affranto almeno quanto lui e desideroso di leggere le motivazioni della sentenza, che arriveranno entro i prossimi tre mesi. "La domanda che mi sono posto in questi giorni è stata proprio questa - dice Rosati -: perché avrebbero potuto condannarlo. La mia curiosità è tanta. Voglio leggere e cercare di capire se quello che ho studiato finora, cioè che la giurisprudenza è una scienza, è vero o è tutta una bugia".

E' a Rosati che Esposito stringeva forte la mano, mentre il giudice Pacioni leggeva la sentenza. "Dopo ci siamo messi a piangere insieme - continua l'avvocato -. Purtroppo questo è il momento di leccare le ferite. Verrà, speriamo, anche quello di tirare i pugni... ovviamente in senso figurato".

Rosati allude a quel ricorso in appello che lui e i suoi colleghi, sicuramente, faranno. Su questo nessuno dei tre ha dubbi. Neppure l'avvocato di Ala, Pierfrancesco Bruno, che afferma che neanche "la più documentata logica, in questa vicenda" basterà a convincerli. "L'appello lo faremo di certo - dichiara Bruno -. Bisognerà vedere con quali prospettive".

Ma l'avvocato non sembra pessimista. "Paradossalmente l'esito del processo, in termini così decisi, può lasciare aperto qualche spazio in più anche per la difesa, perché è stato accolto un impianto accusatorio che ha mostrato delle debolezze. E questo può darsi che possa facilitare l'analisi critica dei giudici nell'appello".


Tribunale - Sentenza dopo circa 5 ore di camera di consiglio - - Video - Foto
Processo Gradoli, ergastolo per Paolo e Ala
Viterbo - 13 maggio 2011 - ore 13,28


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