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Lettera aperta di Talotta a Ricci
I viterbesi ricordano perfettamente Wojtyla
Viterbo - 3 maggio 2011 - ore 17,00


Roberto Talotta
Riceviamo e pubblichiamo - “Più ci innalziamo e più sembriamo piccoli agli occhi di coloro che non sanno volare”; così pensava Friedrich Nietzsche, il grande filosofo occidentale del novecento, componendo una frase che, anche nel contesto sociale di oggi, trova pieno riscontro nell’avvilente comportamento di tutti coloro che si fermano alle cose più frivole e salottiere della loro attività professionale ed istituzionale.

L’indimenticabile papa Giovanni Paolo II, un gigante dei nostri tempi, come tu giustamente lo hai definito, si è elevato talmente in alto, durante la Sua magnifica missione terrena, tanto da scomparire dalla mente di coloro che dovevano tributargli pubblicamente uno speciale omaggio rapportato alla Sua magnificenza di uomo e di patriarca della Chiesa.

Caro Sergio, ti siano rese le congratulazioni ed i meriti per come hai richiamato la figura di Giovanni Paolo II, per l’accorato tentativo di riservare a Lui lo spazio solenne che meritava nel contesto cittadino e di quanto poteva trarre la nostra città nel rievocare maestosamente la Sua presenza nella storica giornata del 24 maggio 1984.

Invece, si è parlato molto del Concerto legato alla festività dei Lavoratori del 1° maggio e proprio su questo punto vorrei soffermarmi per richiamare non tanto …l’assenza ed il disinteresse dimostrato dall’Amministrazione Comunale allo straordinario evento della beatificazione, ma per ricordare lo stesso Giovanni Paolo II che, già nella Sua enciclica “Laborem Exercens”, dedicata al lavoro umano, ha trattato ampiamente ciò che necessita soprattutto alle nuove generazioni.

Lui conosceva bene le ansie dei giovani, conosceva sicuramente i dilemmi della loro condizione umana, umiliata e vessata dall’invalidazione del diritto al lavoro e dalla conseguente e devastante ingiustizia sociale. Il Pontefice, oggi Beato, conosceva bene queste cose e le capiva meglio di coloro che hanno responsabilità nelle Istituzioni del nostro Stato democratico.

Caro Sergio, forse per questi motivi il Papa è stato “ignorato” dalla politica viterbese nel giorno della Sua beatificazione, “oscurando” quel Pontefice che ha gridato al Mondo la necessità di modellare una società più equa, più degna dell’Uomo, nel rispetto degli inalienabili diritti dei Lavoratori e della solidarietà reciproca; Giovanni Paolo II ha speso la propria vita per sollecitare la volontà dei cosiddetti “Grandi della Terra” per attuare condizioni sociali più generose verso i poveri e gli oppressi.

Di certo, caro Sergio, nella nostra Viterbo, si è persa un’irripetibile opportunità, si è perso il privilegio di abbracciare con sincera devozione il Papa che, al contrario di tanti politicanti, ha parlato della vera Pace e della vera Giustizia, richiamando la dignità e la ricchezza interiore di ogni uomo.

Roberto Talotta
Consigliere Comunale Udc


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