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Il capo dello Stato plaude ai magistrati nell'introduzione al libro "Nel loro segno"
"Dai giudici contributo di coraggio e fermezza"
Viterbo - 8 maggio 2011 - ore 16,55


Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica
- "Un esempio di fermezza, coraggio e umanità".

Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano definisce i magistrati, nell'introduzione al volume "Nel loro segno".

Il libro, che ricorda 26 magistrati uccisi dalla criminalità e dal terrorismo, sarà presentato domani, alle 11, al Quirinale, in occasione della "Giornata della memoria", dedicata al ricordo delle vittime di mafia e terrorismo.

"Già negli anni scorsi - scrive il capo dello Stato - ho voluto mettere l'accento sul sacrificio di uomini di legge, per sottolineare come da magistrati, avvocati, docenti di diritto venne un contributo peculiare di fermezza, di coraggio e insieme di quotidiana serenità e umanità nello svolgimento di una funzione essenziale per poter resistere all'ondata terroristica e averne ragione: la funzione dell'amministrare la giustizia secondo legge e secondo Costituzione, sempre, contro ogni minaccia e ogni prevaricazione".

Parole che arrivano proprio all'indomani dell'ennesima freccia avvelenata che il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha lanciato ai pm.

Dal palco del Palasharp, il premier ha definito i giudici un "cancro da estirpare". Una visione che, evidentemente, non trova d'accordo il capo dello Stato, per il quale la magistratura "ha avuto una funzione essenziale nella lotta al terrorismo".

"Il 9 maggio - continua Napolitano - è il giorno del ricordo e del pubblico riconoscimento che l'Italia deve alle vittime del terrorismo. E' il giorno del sostegno morale e della vicinanza umana alle loro famiglie. Ed è il giorno della riflessione su quel che il nostro Paese ha vissuto in periodi tra i più angosciosi della sua storia e che non vuole mai più, in alcun modo, rivivere".

"Nel loro segno" è un tentativo di "restituire alla memoria riconoscente di ogni cittadino l'immagine, i volti, i percorsi di vita e di morte dei magistrati caduti. I percorsi di vita, innanzitutto: perché non è accettabile che quegli uomini siano ricordati solo come vittime, e non come persone, che hanno vissuto, hanno avuto i loro affetti, il loro lavoro, il loro posto nella società, prima di cadere per mano criminale".


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