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Processo Gradoli - L'avvocato Luigi Sini: "Esposito racconta favolette"
Ma non era Paolo che spiava Tatiana?
Viterbo - 14 marzo 2011 - ore 2,10


Madre e figlia scomparse
Dossier Gradoli
L'imputato Paolo Esposito
L'imputata Ala Ceoban
L'avvocato di parte civile Luigi Sini
- Riceviamo e pubblichiamo - Dopo l’udienza del processo Gradoli di sabato 12 marzo, anche in seguito a quanto riportato da qualche giornale, sento la necessità di fare alcune considerazioni e precisazioni.

La difesa (solo sabato, ma poteva indagare la circostanza sia con i testi sentiti durante il dibattimento che con il perito informatico della procura che ha esaminato il cd) ha dichiarato che nel computer di Paolo, e non nel suo cellulare, era installato il programma spyphone, suggerendo la tesi che possa averlo fatto o fatto fare Tania. Ma mi domando come avrebbe potuto farlo e sopratutto se Paolo, esperto informatico come si è definito lui stesso sabato in udienza, non se ne sarebbe poi accorto.

Mi sorge anche il dubbio che forse Paolo, che spiava le telefonate di Tania, le faceva poi tradurre ad Ala e piazzava le telecamere in casa per spiare Tania (entrambe le circostanze le ha ammesse lui stesso nel suo interrogatorio), sappia forse qualcosa di più delle belle favolette che ci ha raccontato in udienza.

Per quanto riguarda il famoso cellulare di Iryna Kulyk (amica di Ala e non di Tania), non è mai emerso che lo abbia avuto in uso Tatiana ma sia Ala che Paolo hanno affermato che Iryna lo diede ad Ala e questa poi lo diede a Paolo, che non lo passò mai a nessun altro.

La Sim, poi, venne volturata a Tania come R.U. (reale utilizzatore) e non
come R.U.D. (reale utilizzatore documentato). Questo risulta dai tabulati e lo ha spiegato il capitano Ciervo in udienza.

La differenza è notevole in quanto nel primo caso il cambio di intestazione può avvenire telefonicamente fornendo solo i dati del nuovo utilizzatore e può farlo chiunque conosca o conoscesse il codice fiscale di Tania, mentre nel secondo caso devono essere forniti i documenti, e così non è stato fatto.

Aggiungo che quando Tania mi consegnò i dvd e i cd (in quest'ultimo vi erano oltre agli sms, anche immagini mms e video di Ala che Paolo, sabato, ha dichiarato di aver effettivamente ricevuto dall'amante), si aprivano solo le immagini e sia io che Tania ignoravamo che nel file che non si apriva vi fossero oltre 11mila messaggi.

Mai mi ha detto che aveva spiato Paolo o lo aveva fatto fare ad altri (come qualcuno vorrà farci credere) e assicuro che se nel 2007 fossimo stati a conoscenza dell'esistenza di quei messaggi, forse la storia sarebbe stata diversa.

Lo ignoravo anche quando li ho consegnati alla Procura e li ho letti solo molto tempo dopo che il consulente tecnico d’ufficio della procura li aveva riversati su un nuovo dvd allegato alla sua perizia, a processo già iniziato.

Anche la procura ne ignorava il contenuto fino a quando il perito ha esaminato il cd (e probabilmente sono stati letti anche molto tempo dopo).

Se Tania, io e quindi la procura li avessimo conosciuti già dagli inizi della vicenda, quegli sms sarebbero stati utilizzati immediatamente nelle indagini. Sicuramente il pm li avrebbe usati anche davanti al Tribunale del Riesame, dato che in quell’occasione c’era un concreto rischio di revoca della custodia cautelare in carcere.

Nei giornali, giustamente, si è dato molto spazio alle emozioni di Paolo. Tania non è più tra di noi e le sue emozioni e i suoi sentimenti (di rabbia, dolore, paura) li aveva confidati a me. Per questo ritengo doveroso, quando si tenta di infangarne la memoria senza possibilità di replica, far conoscere quali siano stati i fatti. Poi le opinioni, purché siano fondate sui fatti, spettano agli altri.

Sabato, invece, in udienza, mi sembra che abbiamo sentito solo le opinioni di Paolo - che ovviamente può dire tutto quello che crede, fino a mentire - che però non trovano e non hanno trovato riscontro in nessun fatto.

Ha affermato (solo sabato, ma se io ero in carcere da quasi due anni lo avrei urlato ai quattro venti) che Tania aveva addirittura tre o quattro passaporti. Peccato che l'ambasciata moldava ha certificato, e il documento è stato prodotto alla Corte già da quasi un mese, che sia Tania che Elena erano in possesso di un solo passaporto.

La storia del passaporto russo, poi, è solo nella mente di Paolo e di chi vuole credergli. Basta fare un controllo. Io all'ambasciata moldava l'ho fatto e ho prodotto i certificati che mi hanno rilasciato. Avevano due anni di tempo per svolgere le loro investigazioni difensive.

Ma poi vogliamo credere veramente che Tania avesse un passaporto russo? In Russia rilascino passaporti a cittadini stranieri così facilmente? Tania non aveva avuto una figlia con un russo che le consentisse di acquistare la cittadinanza russa. E poi, anche fosse che aveva un passaporto russo, essendo arrivata in Italia nel 1999-2000, forse, quel fantomatico passaporto sarebbe già scaduto!

Molti hanno detto, da quando hanno arrestato Paolo a oggi, che non ci sono prove ma solo indizi della sua colpevolezza. Sarà la Corte a decidere e non spetta a nessun altro. Certo è, però, che su quanto ci ha raccontato Paolo sabato in udienza non ci sono nemmeno indizi.

So di essermi dilungato ma, anche per la madre di Tatiana - che sabato si è allontanata prestissimo arrabbiata e nauseata dall'infinità di menzogne che Paolo raccontava - ritenevo doveroso fare queste precisazioni.

Luigi Sini
Avvocato di parte civile di Elena Nekifor, madre di Tatiana e Ala


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