::::: Tutto low cost  Tutto viaggi  Tutto automobili
Logo TusciaWeb
Archivi | Mailing | Contatti | Primo | Provincia | Roma Nord | Lazio | Sport | Flash | Forum |Dossier | Gallery| TwTv| Corriere2000|




Processo Gradoli - Pubblica la perizia chiesta dal tribunale
Il muro della cucina non ha subito alterazioni
Viterbo - 17 marzo 2011 - ore 3,50


Madre e figlia scomparse
Dossier Gradoli
I periti della scientifica Emanuela Petrozzi e Massimo Mainieri
Le pareti della cucina di Esposito con le presunte abrasioni/zone ripitturate
- Ottanta pagine di perizia. Ma la conclusione resta un mistero.

La relazione del perito chimico Emanuela Petrozzi non sembra aver sciolto alcun dubbio sulle porzioni di muro della cucina di Paolo Esposito. Tantomeno quello iniziale: le pareti della stanza sono state raschiate o riverniciate? Impossibile dirlo con certezza.

Se le prime indiscrezioni di ieri parlavano di segni di pittura su alcune parti dell’intonaco, oggi una tale ipotesi non sembra più così scontata. E, almeno su questo, la perizia è chiara: soltanto “a una prima occhiata”, come specifica il perito, le macchie “sembrerebbero il risultato di una manipolazione della verniciatura di base con successiva ritinteggiatura”.

Quel che è scritto dopo, è tutto da decifrare. Il perito dichiara di aver messo a confronto porzioni di muro diverse: da un lato, quelle che sembravano macchiate, probabilmente abrase o rimbiancate; dall’altro, i pezzi di intonaco circostanti, apparentemente “puliti” e, quindi, di colore diverso rispetto alle prime.

Tra tutti i reperti, conclude il perito, è stata rilevata una “strettissima compatibilità morfologica”. Un’espressione criptica, con la quale, forse, il perito voleva intendere di aver notato una certa omogeneità nella composizione chimica del muro. E se davvero così fosse, significherebbe che nessuno avrebbe agito su quella parete. Per lo meno non con vernici o detergenti che, di certo, avrebbero lasciato il segno e non sarebbero sfuggiti all’occhio esperto del perito. Di simili sostanze, però, sull’intonaco non sembra esserci traccia.

La Petrozzi sembra confermarlo nelle ultime righe della sua relazione: i reperti esaminati “mostrano strettissime similitudini e compatibilità tra di loro, tali da poter affermare che si tratti di matrici simili contenenti solfato di calcio, detto anche gesso…” “…senza riscontrare altre sostanze di diversa natura estranee a quanto rilevato dai confronti”. Risultati che, sicuramente, risulteranno più chiari quando il perito verrà ad illustrarli in aula.


Copyright TusciaWeb - Chi siamo
Condividi

-